Il barile di greggio venezuelano perde oltre 3 dollari in una settimana

Operaio camminando sopra dei barili di petrolio accatastati
Tonfo petrolio a -7,3%

CARACAS – Petrolio ancora al ribasso. Il greggio venezuelano ha perso 3,39 dollari nel corso della settimana che si sta per chiudere. In effetti, è passato da 45,17 dollari, quotazione di chiusura della scorsa settimana, a 41,78 dollari. E la tendenza, sembra sia al ribasso.
Il prezzo del greggio, stando a quanto spiega il ministero dell’Energia nel consueto bollettino settimanale, ha subito la flessione a causa della crescita delle riserve strategiche degli Stati Uniti. Ma non solo. Ha inciso sul prezzo dell’oro nero anche la buona salute del dollaro.
Se si analiza l’andamento dei prezzi dall’inizio del 2017 ad oggi, non si puó non notare che vi è stato un netto miglioramento. Ed infatti, nel 2016, l’“average cost” del barile di petrolio è stato di 35,15 dollari. Dall’inizio dell’anno ad oggi, invece, è stato di 45,38. La crescita, comunque, resta debole e l’incremento non ha superato, ne pare che potrá farlo prossimamente, il tetto dei 50 dollari. I tagli sulla produzione decisi dall’Opec sono riusciti a dinamizzare il mercato ma non hanno avuto la forza per spingere i prezzi ai livelli desiderati.
L’andamento del del greggio nei mercati internazionali suggerisce una persistente volatilità e indecisione degli investitori. L’atteggiamento di quest’ultimi, nella settimana che sta per chiudersi, indica che il mercato petrolifero potrebbe vivere una fase di transizione nella quale chi punta sul ribasso si scontra con quanti speculano sul rialzo. Detto in altre parole, i rialzisti sperano fortemente in un deprezzamento della moneta nordamericana e nell’accordo dell’Opec che dovrebbe contribuire ad aumentare i prezzi. Al contrario, i ribassisti assicurano che si continuerà ad assistere ad un debole incremento fin quando le scorte di greggio degli Stati Uniti saranno attorno ai massimi storici.

Stando all’Agenzia per l’Informazione sull’Energia (Eia), le scorte nordamericane, negli ultimi tre mesi, avrebbero segnato il passo e subito un calo di 237000 barili.
Da mercoledì, peró, i toni piú accomodanti della Fed in materia di politica monetaria, hanno provocato pressioni sul dollaro. E il suo deprezzamento sembra aver influito positivamente sul mercato petrolifero. Il greggio, infatti, si vende nei mercati internazionali, in dollari. Di conseguenza, il deprezzamento della moneta non puó che avere effetti positivi sulla domanda.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), nel rendere note alcune sue proiezioni, ha precisato che nonostante l’incremento delle scorte, avvenuto nei primi 30 giorni dell’anno, l’offerta sul mercato petrolifero, nel primo semestre dell’anno, potrebbe ridursi di circa 500.000 barili al giorno.
Le dichiarazioni dell’Aie rivestono interesse particolare. Suggeriscono che l’Opec, qualora decidesse di prorogare l’accordo, potrebbe incidere con maggior forza nella riduzione dell’eccesso di offerta. Ma, il primo esportatore mondiale di petrolio, l’Arabia Saudita, te,poreggia. E prudente ha già reso noto che, a suo avviso, è troppo presto per valutare una proroga dell’accordo di Vienna.

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