Mattarella: “Da Brexit nuove sfide, mai come ora serve Ue”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la colazione offerta ai Presidenti dei Parlamenti dell'Unione Europea in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la colazione offerta ai Presidenti dei Parlamenti dell’Unione Europea in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma.

ROMA. – Oggi ci sono più che mai ragioni utili per andare avanti nel perfezionamento di una costruzione europea che sin dalla sua nascita ha conosciuto fasi di crisi e fasi crescita. Parte da un’analisi sulle ragioni e i rischi dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea il ragionamento che Sergio Mattarella offrirà domani ad un Parlamento riunito in seduta plenaria a Montecitorio per la commemorazione celebrativa dei sessant’anni dei Trattati di Roma.

Proprio quell’evento che diede il via alla Comunità Economica Europa (Cee) che si sviluppò con fasi alterne, stop and go, fino al primo allargamento a nove del 1973 con l’adesione della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito. E da lì la porta si spalanca con la Grecia fino al formato, dopo la caduta del muto di Berlino, a 28 Paesi. Oggi si torna a 27 con l’uscita traumatica di Londra ma tanta acqua è passata sotto i ponti.

Il presidente della Repubblica domani, in un discorso di circa 20 minuti, elencherà le conquiste “irreversibili” dell’Unione, la pace e la stabilità garantita al vecchio Continente in questi 60 anni.

Ma certamente Mattarella non si fermerà alle rievocazioni: proprio la Brexit sarà il motore del suo intervento. Un discorso europeista a tutto tondo, ottimista nella prospettiva, se si avrà il coraggio di andare avanti proprio quando la crisi sembra più dura.

Dopo gli interventi dei presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, il presidente spiegherà come la Brexit pone ora “una seria riflessione”. E lo farà anche alla presenza dei parlamentari italiani al Parlamento europeo, anch’essi invitati alla cerimonia di domani che fungerà da apripista al vertice del 25 marzo.

La fragilità attuale dell’Unione non può essere una scusa per chiudersi a riccio. Sarebbe un errore fatale, per il presidente. Tra le tante sfide globali, dal terrorismo ai flussi migratori, da anni ne è emersa una che dovrebbe tagliare la testa al toro. Che dovrebbe convincere anche quei partner più attenti all’economia che agli ideali dell’utilità del rimanere insieme e, anzi, della necessità di continuare a cedere porzioni di sovranità.

Non sarebbe sensato, è il pensiero di Mattarella, mentre nel mondo prevale il “gigantismo” con la crescita irrefrenabile di Paesi come Cina, India, Brasile e Corea del sud, solo per citarne alcuni, ritornare piccoli. Impensabile pensare che singoli Stati possano affrontare competitor di questa taglia. Anche per questo “oggi più che mai ci sono ragioni utili per andare avanti”.

“All’Europa – disse nella sua visita al Parlamento europeo – viene oggi prepotentemente chiesto un di più di responsabilità, un di più di iniziativa, un di più di coesione”. Concetto che Mattarella ribadirà domani alle Camere.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)