Pd: Renzi avanti nei primi voti, polemica sul doppio ruolo

Nella foto Andrea Orlando e Matteo Renzi
Nella foto Andrea Orlando e Matteo Renzi

ROMA. – Sfidanti alla leadership del Pd ai nastri di partenza: dopo il voto nei primi 23 circoli su circa 6mila Matteo Renzi è in testa con il 55 per cento dei voti, Andrea Orlando è secondo con il 42,6 mentre Michele Emiliano è lontanissimo con il 2,4%. Solo un assaggio del voto degli iscritti ma Renzi e Orlando sono soddisfatti e intravedono una tendenza mentre i seguaci di Emiliano puntano tutto sulle primarie.

“Noi non facciamo i convegni sulla democrazia per poi affidarci al sacro Blog, noi pratichiamo la democrazia”, è l’affondo dell’ex premier che guarda già alla sfida delle politiche nel giorno in cui un sondaggio dà i grillini cinque punti sopra il Pd.

La partita della prima fase del congresso entrerà nel vivo la prossima settimana con la maggioranza degli iscritti che si esprimeranno nei circoli. Essendo in tutto 3 i candidati, tutti passeranno alla vera sfida delle primarie che incoronerà il nuovo leader del Pd.

Ma dopo la scissione di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, sia Renzi sia Orlando ci tengono molto: l’ex segretario vuole dimostrare di essere entrato nei tre anni precedenti nel cuore dei militanti e di non scontare la rottura mentre l’ex diessino punta ad occupare lo spazio a sinistra del partito. E dei 23 circoli in cui si è votato, 9 congressi sono stati in Emilia Romagna, la regione che con i suoi 47.200 iscritti è l’azionista di riferimento del partito.

Emiliano raccoglie percentuali bassissime ma il governatore ed i suoi sostenitori non si scoraggiano in attesa dei voti al sud. Anzi contrattaccano attraverso Francesco Boccia “i sondaggi disastrosi sul gradimento del Pd, ennesima dimostrazione della gestione del partito a trazione renzista con Renzi che fa la regia politica nonostante non sia più segretario”.

Gongolano i renziani: il governatore “non prende un voto”, ironizzano. Il Guardasigilli, invece, ci spera e considera “la partita aperta nonostante ci sia chi vuole far credere il contrario”. C’è un punto che accomuna i due rivali di Renzi: la convinzione che il doppio ruolo segretario e candidato premier sia dannoso per il Pd e che le due funzioni andrebbero separate. Opinione che l’ex premier considera fuori dalla realtà.

“Domenica scorsa Martin Schulz è stato eletto leader dei socialdemocratici tedeschi con l’obiettivo di contendere la leadership alla Merkel, che è a sua volta capo della Cdu. Stessa cosa accade nel Regno Unito o in Spagna o in tutte le principali democrazie mondiali”, elenca l’ex segretario per il quale il mancato sostegno interno al Pd sono stati uno dei motivi di indebolimento del suo governo.

“Solo fumo negli occhi degli iscritti – replica Dario Ginefra, sostenitore di Emiliano – in assenza di una modifica della legge elettorale il doppio ruolo sarebbe praticabile solo con la riproposizione di un governo figlio di un inciucio e di nuove larghe intese”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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