Erdogan: “Dopo il referendum cambierà il rapporto con l’Ue fascista”

Erdogan con la moglie in campagna elettorale.
Ma l'opposizione sogna il ballottaggio
Erdogan, il sultano, conquista le piazze

ISTANBUL. – Turchia e Ue ogni giorno più lontane. Con la cadenza quotidiana dei suoi comizi pro-referendum sul presidenzialismo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan torna ad attaccare l’Europa “razzista, fascista e crudele come prima della seconda guerra mondiale”, minacciando di rimettere in discussione il rapporto con Bruxelles dopo il voto del 16 aprile.

Parole ancora una volta di fuoco, mentre il commissario all’Allargamento, Johannes Hahn, avvertiva che “se la Turchia non inverte rapidamente il suo corso, un’adesione all’Ue diviene sempre più irrealistica”. Secondo Hahn, “il corso autoritario del presidente Erdogan e il progetto di modifica della costituzione rappresentano un distacco dall’Europa”. A questo punto, Bruxelles non esclude che “gli Stati Ue possano riunirsi a breve per riesaminare la situazione”.

Nel muro contro muro che prosegue ormai da settimane, l’ultima sfida di Erdogan riguarda un possibile abbandono dei negoziati di adesione, avviati nel 2005, in modo da togliere all’Ue quella che di fatto considera un’arma di ricatto: “Non può continuare così, la Turchia farà tutto ciò che è necessario”.

Le minacce non si fermano qui. D’ora in poi, aggiunge, non ci sarà più tolleranza per lo “spionaggio” di europei in Turchia, “siano persone o istituzioni”. Il riferimento è soprattutto al caso del giornalista turco-tedesco della Welt, Deniz Yucel, accusato direttamente da Erdogan di essere un agente di Berlino.

La tensione con la Germania resta alta. Il ministero degli Esteri ha convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata tedesca ad Ankara per protestare contro le dichiarazioni del capo degli 007 tedeschi, Bruno Kahl, secondo il quale non ci sarebbero certezze sul ruolo di Fethullah Gulen nel fallito golpe del 15 luglio.

Il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, ha inoltre rinnovato le accuse ai Paesi Ue, Germania in testa, di proteggere “terroristi e golpisti”. Mentre il suo partito Akp fa sapere di non avere in programma altri comizi di ministri in Germania e Olanda prima del referendum, lo scontro potrebbe adesso spostarsi in Francia, dove la comunità di origine turca conta circa 700 mila persone.

Il sindaco di Strasburgo, Roland Ries, ha già detto di essere “ostile” a un eventuale comizio di Erdogan a inizio aprile per “i rischi di oltraggio all’ordine pubblico”, anche se l’ultima parola spetterà al ministero dell’Interno.

Intanto, la campagna referendaria prosegue anche in Turchia. Le celebrazioni per il Newroz, il Capodanno curdo, si sono mischiate alle manifestazioni contro il presidenzialismo. Tra rigide misure di sicurezza, almeno 200 mila persone sono scese in piazza a Diyarbakir, dove è giunto anche un messaggio dal carcere dei leader dell’Hdp, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, detenuti da oltre 4 mesi con accuse di “terrorismo”, da loro sempre respinte. Nonostante i timori della vigilia, non si sono registrati scontri. La polizia ha però ucciso un uomo armato di coltello che aveva tentato di forzare i controlli di sicurezza.

(di Cristoforo Spinella/ANSAmed)

Lascia un commento