La spinta di Mattarella: “Bisogna reagire. Subito la riforma dei Trattati”

ROMA. – Trovare subito il “coraggio” per ripartire ribaltando l’Unione dei tecnici e dei burocrati. Rianimare in fretta un’Europa “ripiegata su se’ stessa”, “arroccata” su posizioni di egoismo, annichilita dalla paura e da pulsioni isolazioniste. Assorbire il trauma della Brexit, e compiere uno scatto di reni lavorando al futuro, cioè a una nuova fondazione comunitaria che passi attraverso la riforma dei Trattati.

Ecco la spinta del presidente della Repubblica che a due giorni dalle celebrazioni per i 60 anni dei Trattati di Roma parla a Camere riunite confermando tra gli applausi che la scelta europea è irrevocabile. “Oggi l’Europa appare incerta nell’intraprendere la rotta. Come ieri, c’è bisogno di visioni lungimiranti, con la capacità di sperimentare percorsi ulteriori e coraggiosi”, sottolinea Sergio Mattarella alla presenza delle più alte cariche dello Stato, di buona parte del Governo e dei parlamentari italiani ed europei. Presenti anche diversi deputati dei Cinque stelle.

Fuori dall’aula per protesta la Lega nord (tranne Bossi che ha preferito “ascoltare”) che ha manifestato all’esterno chiedendo l’uscita dall’Italia dall’Euro. La seduta solenne di Montecitorio ha di fatto dato il via alle celebrazioni dei sessant’anni dei Trattati di Roma attraverso i quali i sei Paesi fondatori diedero l’avvio alla Comunità Economica Europea, l’embrione visionario dell’attuale Unione europea a 27.

Un appuntamento considerato cruciale dal Governo italiano che spera di riuscire a caricarlo di contenuti tali da poter essere nuovamente segnato nel calendario europeo come la data di nascita di una nuova stagione di fratellanza continentale. Ma non sarà facile.

Come dimostrato dalle improvvide dichiarazioni della vigilia del presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, che ha goffamente accostato la propensione a spendere per donne e alcol alle difficoltà economiche dell’Europa del sud.

Per questo Mattarella sgombra subito il campo di una polemica fastidiosa alla vigilia del vertice di Roma: “la soluzione alla crisi sui debiti sovrani e a quella sul rallentamento dell’economia non può essere l’occasione di grossolane definizioni di Nord e Sud d’Europa”, premette seccamente il presidente senza citare Dijsselbloem ma avendo bene in mente una serie di luoghi comuni ben presenti nelle cancellerie nordiche dell’eurostruttura.

Sì, perchè Mattarella ruvidamente non nasconde la sua preoccupazione per quell’allontanamento dei valori fondanti dell’Unione e non si limita ad una sterile celebrazione dei benefici portati nei decenni dall’Unione. Il momento per cambiare è ora, proprio nel punto più basso della solidarietà europea, nel momento più difficile dell’economia.

“L’Europa non può permettersi di rinviare gli appuntamenti con la storia, quando essi si presentano, né possono prevalere separatezze e, tantomeno, amputazioni”, scandisce ad una platea attenta che lo interrompe più volte con applausi convinti.

Per il presidente infatti l’Europa saprà essere “più forte degli arroccamenti e delle puntigliose distinzioni pro-tempore di singoli governi o di gruppi di Paesi”, aggiunge senza nascondere il fastidio accumulato in questi mesi di fronte a prese di posizioni di cancellerie che annunciano “muri” e vaticinano “impossibili ritorni al passato”. Un discorso duro quindi.

“Degasperiano”, lo hanno definito alcuni. Che ha fatto largo uso di citazioni, da Einaudi e Churchill e che il presidente ha voluto chiudere proprio con una citazione del primo presidente del Consiglio della repubblica: “Per resistere è necessario ricorrere alle energie ricostruttive ed unitarie di tutta l’Europa. Contro la marcia delle forze istintive e irrazionali non c’è che l’ appello alla nostra civiltà comune: alla solidarietà della ragione e del sentimento della libertà e della giustizia”.

Concetti condivisi con i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, che poco prima avevano cercato il senso fondamentale di questa faticosa associazione di popoli che è l’Unione europea: “non ci si può rassegnare. L’unione costituisce un modello esemplare per il mondo intero per quanto riguarda i diritti fondamentali della persone e per la democrazia”, ha assicurato Boldrini.

“Serve un nuovo slancio, fondato sulla cooperazione rafforzata in certe materie condivise e nell’attuazione di politiche il più possibile unitarie. In gioco sono il futuro del continente e gli equilibri geopolitici globali”, le ha fatto eco Pietro Grasso.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

Lascia un commento