Dopo l’attacco al Parlamento di Londra, massima attenzione in Italia

EPA/ANDY RAIN
EPA/ANDY RAIN

ROMA. – L’attacco al Parlamento di Londra a 72 ore dall’appuntamento al Campidoglio per i sessant’anni dei Trattati di Roma, con decine di capi di Stato e di Governo in arrivo nella Capitale, spinge l’Italia a rileggere le misure di sicurezza già predisposte e ad innalzare al massimo il livello di attenzione, sia sotto il profilo informativo che sotto quello operativo.

Partendo però da un dato ben chiaro a tutti gli appartenenti agli apparati di sicurezza: non c’erano prima e non ci sono adesso allarmi specifici per il nostro paese. Ci sono poi due ulteriori considerazioni da fare ‘a monte’: ormai da un anno l’allerta nel nostro paese è a livello due, vale a dire il più alto prima di quello che scatterebbe in caso di attentato terroristico.

E dunque c’è poco da aggiungere in termini di numeri e strategia, semmai da rimodulare. Inoltre, come hanno ribadito nell’ultima relazione al Parlamento gli 007, è ormai “sempre più concreto” il rischio che alcuni soggetti possano “compiere il jihad” in territorio italiano.

Già da mesi, dunque, l’appuntamento di sabato è segnato in rosso nell’agenda di antiterrorismo e intelligence, ma è ovvio che l’azione nella capitale inglese, pur escludendo qualsiasi tipo di legame o connessione con le manifestazioni in programma a Roma, richieda un supplemento di valutazione.

Ecco perché sarà il ministro dell’Interno Marco Minniti – che fin dalle prime notizie provenienti da Londra è rimasto in costante contatto con i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence – a presiedere la riunione del Comitato di Analisi Strategica antiterrorismo (Casa) convocata al Viminale: un’occasione per fare il punto della situazione, incrociare le informazioni provenienti da Londra con le informative riservate dei servizi alleati già analizzate nei precedenti incontri, valutare la necessità di predisporre nuove misure o rimodulare quelle già in atto.


(ANSA/AP Photo/Matt Dunham)

Prima tra tutti la sospensione di Schengen. Nel Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si è tenuto la settimana scorsa proprio per mettere a punto il dispositivo di sicurezza in vista di sabato, questa possibilità è stata scartata e, allo stato, le valutazioni non sono cambiate. Ma non è escluso che al termine del Casa qualcosa possa esser rivisto.

E’ probabile, inoltre, che venga predisposta una circolare per invitare prefetti e questori al massimo impegno sul fronte informativo e a rimodulare il dispositivo di sicurezza soprattutto per quanto riguarda gli interessi inglesi (ambasciate e sedi consolari, istituti di cultura e uffici delle compagnie aeree, scuole e università) e gli obiettivi istituzionali.

Se dopo gli attentati sul lungomare di Nizza e al mercatino di Natale di Berlino l’attenzione si era concentrata in particolare sui cosiddetti ‘soft target’, l’azione a Westminster riporta i palazzi del potere e i simboli della democrazia al centro della scena.

“Non ci è data la possibilità di abbassare la guardia”, ha sintetizzato il ministro degli Esteri Angelino Alfano. In assenza di allarmi specifici, il ragionamento che viene fatto è che non può essere escluso che il ritorno della paura nel cuore dell’Europa possa avere ripercussioni anche nel nostro paese.

La ribalta mondiale offerta dalle celebrazioni per la nascita dell’Unione Europea potrebbe infatti spingere qualcuno ad entrare in azione ed emulare quanto accaduto a Londra. Non è un segreto, tra l’altro, che la principale preoccupazione della nostra intelligence non sia rappresentata da cellule organizzate o gruppi terroristici strutturati, bensì da singoli ‘radicalizzati in casa’, magari on line, che, viste le difficoltà dell’Is in Siria e Iraq, potrebbero decidere di colpire in Italia.

Lo stesso direttore del Dis Alessandro Pansa, in occasione della presentazione della Relazione dei servizi segreti al Parlamento, lo ha ribadito chiaramente: “i principali profili di criticità continuano a provenire dalla possibile attivazione di lone wolves e self-starters, ovvero da elementi auto-radicalizzati”.

E non va sottovalutato, ricordano fonti d’intelligence, che proprio nell’ultimo numero di Rumiyah (Roma), il magazine ufficiale dei jihadisti, si invitava a colpire nei paesi europei.