“Arrestiamo i parlamentari”, perquisiti i leader dei Forconi

ROMA. – Un “ordine di cattura popolare”. Un appello ai cittadini ad “arrestare” politici, parlamentari ed esponenti delle istituzioni considerati “usurpatori di potere” in seguito alla sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale. Questo quanto contenuto nelle centinaia di denunce che attivisti del Movimento dei Forconi hanno presentato nelle caserme di tutta Italia e che hanno portato a 18 perquisizioni nelle abitazioni dei principali leader, dalle Marche alla Lombardia, passando per la Puglia ed il Lazio.

Ed è proprio Latina e tutto l’agro pontino – Pontinia in particolare – il centro nevralgico della protesta guidata dall’agricoltore Danilo Calvani, capofila del Movimento 9 dicembre, l’ala più intransigente dei Forconi che già qualche anno fa fece parlare di sé con numerose iniziative di protesta contro il governo culminate poi con un sit-in in piazza del Popolo, a Roma.

Il documento redatto dal movimento è considerato “fortemente istigatorio” dagli investigatori che hanno perquisito anche l’abitazione dei responsabili dell’aggressione del 14 dicembre scorso nei confronti dell’esponente di Forza Italia, Osvaldo Napoli, bloccato da alcuni attivisti intenzionati ad eseguire “il primo arresto popolare di un politico”.

“Ci processino pure, ma ci dicano se la sentenza della Consulta è giusta o no”, la replica di Calvani dopo le perquisizioni. “I signori oggetto di perquisizioni – replica stizzito Mariano Ferro – non sono mai stati appartenenti al gruppo dei Forconi e non c’entrano nulla”.

Il movimento che fa riferimento a Calvani, infatti, è nato proprio da una costola dei Forconi siciliani di Ferro con la denominazione “9 dicembre”. “La nostra era una provocazione – afferma Calvani – e ci aspettavamo una reazione simile. Quello che ci viene contestato è che non possiamo sostituirci allo Stato ma la gente è con noi. Sono oltre 400 le denunce che sono state presentate a polizia e carabinieri. Siamo disposti a tutto ma non vogliamo che l’inchiesta venga archiviata anche a costo di pagarne le conseguenze. Certo, noi non ci fermeremo”.

“Se un signore ritiene irrilevante la contestazione di volersi sostituire allo Stato – le parole dell’ex parlamentare Napoli – vuol dire che la confusione e lo smarrimento in Italia hanno toccato e forse superato i livelli di guardia”.

L’operazione della Digos, su disposizione della Procura di Latina, ha portato al sequestro di numerosi supporti multimediali, come pen-drive ed hard disk, nonché di computer e notebook di attivisti e leader dei Forconi, accusati di istigazione a delinquere e di usurpazione di pubbliche funzioni.

“Quello che ci viene contestato – spiega Calvani – non è la sostanza del nostro documento, ma la forma. E cioè che noi non possiamo sostituirci allo Stato. Ci dicano però chi è che deve fare eseguire la sentenza della Consulta”.

Al vaglio degli investigatori non ci sono solo gli esposti, ma anche le attività sui social network degli indagati che più volte nei loro video o post hanno rilanciato l’ordine di cattura popolare. “Noi abbiamo lanciato un messaggio chiaro – conclude Calvani -. La gente è stufa di questa politica, è il momento di far sentire la nostra voce”.

(di Domenico Palesse/ANSA)