Un anno dopo gli attentati, Bruxelles piange ancora

BRUXELLES. – Un anno fa alle 7:58 i jihadisti Ibrahim El Bakraoui e Najim Laachraoui facevano detonare le prime due bombe all’aeroporto di Bruxelles. Poco più di un’ora dopo, alle 9:11, Khalid El Bakraoui azionava la sua cintura esplosiva nella metropolitana. Fermata Maelbeek, nel quartiere delle istituzioni europee. Trentadue i morti.

Oggi la città si è fermata per ricordarli: un minuto di silenzio nei luoghi degli attacchi e una serie di appuntamenti a scandire tutta la giornata. Alle esplosioni di un anno fa ha fatto da contraltare la musica, dal violino di Bach ascoltato in metro a ‘Happy’ di Pharrell Williams sui gradini della Borsa; da ‘Let it be’ dei Beatles alla canzone composta per la moglie dal marito di una delle vittime e eseguita all’aeroporto davanti alla famiglia reale, al premier belga, ai superstiti e ai parenti.

Per un quarto d’ora a Zaventem non sono partiti né atterrati aerei. Ferme anche le linee della metro, con i passeggeri invitati ad applaudire per un ‘minuto di rumore’. Un monumento è stato dedicato a tutte le vittime di atti terroristici mentre il bambino simbolo di Bruxelles, la statua del Mannekem Pis, è stato vestito con una divisa da pompiere. E poi fiori, marce, messaggi, preghiere, testimonianze.

“In una frazione di secondo è cambiato tutto” racconta il tedesco Lars Waetzmann che un anno fa era nella hall dell’aeroporto di Zaventem insieme alla moglie Jennifer Garcia. Lui oggi è qui, lei no. Eppure, dice, in quell’esperienza ha visto anche il bene di cui è capace l’uomo, la solidarietà, i soccorsi.

Un altro vedovo, il belga-marocchino Mohamed El Bachiri, cresciuto nel famigerato quartiere di Molenbeek, ha lanciato nelle scorse settimane un appello alla “jihad dell’amore” con un video diventato virale in rete: 11 milioni di visualizzazioni per un invito alla tolleranza tra le religioni.

Naturalmente non sono mancati i discorsi ufficiali, dal re del Belgio che ha invitato alla “tenerezza” al presidente della Commissione Juncker che ha sottolineato “l’unità degli europei”. Al netto della retorica, il comune denominatore è il messaggio che i terroristi “non hanno vinto”.

“La vita avrà sempre la meglio”, hanno scritto i genitori di una delle vittime in una lettera indirizzata all’assassino della figlia: “Mai in quest’anno siamo stati attraversati da un sentimento d’odio. Mai abbiamo sentito e vissuto tanto amore”.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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