Dichiarazione di Roma: “Più velocità, ma direzione unica”

BRUXELLES. – “Noi, i rappresentanti dei 27 stati membri e delle Istituzioni della Ue, siamo orgogliosi dei risultati dell’Unione Europea”. Così comincia la Dichiarazione di Roma nella versione finale approvata dagli ‘sherpà dei 27 governi europei per essere firmata dai leader sabato prossimo al Campidoglio per il 60/o anniversario del primo trattato europeo.

Nell’ultima versione del testo, di cui l’ANSA ha copia e che secondo fonti diplomatiche è destinata a subire solo “piccoli cambiamenti”, tendenzialmente rafforza il ‘wording’ sull’unità della Ue, introduce il proposito di “modellare la globalizzazione” e mantiene il concetto della possibilità di procedere “ad andature ed intensità diverse dove necessario” pur diluendo ulteriormente la spinta verso le diverse velocità aggiungendo la notazione che ciò avverrà “mentre ci si muove nella stessa direzione”.

Dopo il paragrafo introduttivo che riconosce i risultati raggiunti dalla Ue, i 27 promettono che “renderemo la Ue più forte e resiliente, attraverso maggiori unità e solidarietà” ma anche nel “rispetto delle regole comuni”. Poi dichiarano che gli stati membri “presi individualmente sarebbero emarginati dalla dinamiche globali” mentre “stare insieme è la nostra migliore opportunità di influenzarle e difendere i nostri comuni interessi e valori”, pur con la possibilità di “andature diverse”.

Fissa quindi l’obiettivo: “Nei prossimi 10 anni vogliamo una Unione che sia sicura, prospera e sostenibile, con una aumentata dimensione sociale e con tutta la volontà e capacità di giocare un ruolo chiave nel mondo globale”.

Confermata l’ “Agenda di Roma” fondata su 4 pilastri: – sicurezza: con una Ue “dove tutti i cittadini si sentano sicuri e si possano muovere liberamente” e con “una politica migratorie efficiente, responsabile e sostenibile”; – crescita e lavoro: con “una moneta unica stabile ed ulteriormente rafforzata”; – dimensione sociale: dove però ci si ripromette di “tenere in conto le diversità dei sistemi nazionali ed il ruolo chiave delle parti sociali”; – politica estera e difesa: con l’intenzione di “promuovere stabilità e prosperità nel vicinato a est e sud, ma anche in Medio Oriente, in Africa e globalmente”, la creazione di”una industria europea della difesa integrata”, la “cooperazione e complementarietà” con la Nato, la difesa del multilateralismo e la “promozione di un commercio libero ed equo” e di “positive politiche globali sul clima”.

Nella conclusione i leader si “impegnano ad ascoltare e rispondere alle preoccupazioni espresse dai nostri cittadini” e, rimarcando il “principio di sussidiarietà”, per raggiungere gli obiettivi “permetteremo il necessario spazio di manovra ai vari livelli”, siano “europeo, nazionale, regionale o locale”, “per rafforzare l’innovazione ed il potenziale di crescita”.

Infine il principio principale del programma di Juncker: “Vogliamo che l’Unione sia grande nelle grandi questioni e piccola in quelle piccole”. Per concludere: “Come leader, lavorando assieme al Consiglio Europeo e con le nostre istituzioni, assicureremo che l’agenda di oggi sia messa in atto, in modo che diventi la realtà di domani. Ci siamo uniti per il meglio, l’Europa e’ il nostro futuro comune”.