Migranti: dal Veneto all’Argentina, il Vaticano intercede per Cona

VENEZIA. – Spunta l’ipotesi di un ‘corridoio umanitario’ sulla rotta Veneto-Argentina, esattamente da Cona (Venezia) alla provincia di Mendoza, favorito dal Vaticano, per alleggerire la pressione sul grande hub nella campagna veneziana, dove all’inizio di gennaio erano scoppiati alcuni disordini.

Sponsor di questa soluzione è la Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze sociali (Pas), guidata dall’argentino Marcelo Sanchez Sorondo, che ha messo in contatto il sindaco del piccolo centro veneziano, Alberto Panfilo, con la Ong ‘No+Hambre’, la quale da tempo svolge un lavoro sul problema delle migrazioni e dell’accoglienza ai richiedenti asilo.

Nei giorni scorsi – riferisce ‘Il Gazzettino’ – una delegazione della Ong argentina ed il responsabile della municipalità di Las Heras, provincia di Mendoza, si sono incontrati a Cona con il sindaco Alberto Panfilio e con lui, assieme al prefetto di Venezia, Carlo Boffi, hanno poi visitato la ex base dell’aeronautica di Conetta, dove sono ospitati in una difficile situazione quasi 1.100 migranti nordafricani.

“Tutto è nato – spiega Panfilio – quando nel dicembre scorso ho preso parte ad un convegno di sindaci delle città europee organizzato in Vaticano dalla Pontificia Accademia delle Scienze. Il mio intervento verteva ovviamente sul caso di Cona. Alla fine mi ha contattato l’entourage vaticano, e si è creato questo collegamento con la Ong di Jmena Gallardo, che già ora in Argentina gestisce una piccola comunità di profughi siriani e nordafricani, ai quali è stata data la possibilità di costruirsi un futuro nel paese sudamericano”.

Difficile dire se anche per gli ospiti del Cpa di Cona – il progetto potrebbe riguardare un centinaio di persone – si aprirà la stessa strada. “Ne ho già parlato con la Prefettura, perchè si faccia tramite con il ministero degli Interni – aggiunge Panfilio – Ma il problema è soprattutto quello dei documenti: per trasferirsi in un altro Paese, perdipiù extraeruopeo, i migranti oggi in Italia avrebbero bisogno di una sorta di passaporto umanitario”.