MOSCA. – Angelino Alfano si presenta per la prima volta in Russia nella veste di ministro degli Esteri e lo fa in un giorno difficile, in cui gli occhi del mondo sono puntati su Mosca all’indomani delle proteste e degli arresti che ne sono seguiti. Ma la Russia, sottolinea il numero uno della Farnesina, resta un partner chiave per la “soluzione” delle crisi globali. Coinvolgere Mosca, sia che si tratti di Libia, Siria, Ucraina o lotta al terrorismo internazionale, è dunque necessario – senza per questo dimenticare che l’Italia resta legata a valori “imprescindibili”, come la libertà di parola e di assemblea.
Alfano ha aperto la giornata con un incontro con l’omologo russo Serghei Lavrov, ormai un veterano della diplomazia internazionale. I due hanno affrontato, per l’appunto, i principali temi “che aprono le pagine di tutti i giornali” e ovviamente la crisi libica ha occupato una parte importante dell’agenda.
“Il lavoro della Russia è sempre più orientato a unire l’est e l’ovest del Paese”, ha detto Alfano in conferenza stampa notando un’evoluzione della posizione russa nel corso di quest’anno. Lavrov ha confermato che Mosca punta a favorire “un dialogo inclusivo”, non ad appoggiare “una parte a discapito dell’altra” e se l’Occidente comprenderà questo approccio i risultati potrebbero “arrivare presto”.
Ma la missione di Alfano aveva come obiettivo anche e soprattutto quello di cementare gli ottimi rapporti bilaterali che esistono fra Russia e Italia e all’incontro del pomeriggio con il vicepremier – con delega all’economia – Arkady Dvorkovich ha annunciato le prossime visite del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Alfano, sia con Lavrov che con Dvorkovich, ha poi discusso dell’ingresso dell’Italia nella complessa partita sulle nuove rotte di approvvigionamento energetico, in particolar modo quel corridoio sud che per Roma è “strategico”. L’apertura da parte di Mosca, sul punto, è sostanziale.
Detto questo, oltre al gas c’è di più. La cooperazione è ricca anche dal punto di vista degli scambi culturali oltre che da quelli industriali-commerciali. Alfano ha incontrato la comunità imprenditoriale italiana all’ambasciata e ha ricordato che la rete diplomatica è a servizio delle imprese, anche per quello che riguarda la “pianificazione degli investimenti”, non solo per “risolvere le emergenze”.
Il fattore-Farnesina, secondo un recente studio indipendente citato dal ministro, varrebbe “l’1% del Pil”. L’obiettivo è dunque quello di recuperare i punti d’interscambio persi in virtù delle sanzioni, che per l’Italia restano uno “strumento” per arrivare all’attuazione degli accordi di Minsk e non “un fine in sé”.
(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)