Gentiloni da Trump alla Casa Bianca il 20 aprile

ROMA. – Secondo leader europeo della nuova Europa a 27 a incontrare il tycoon, dopo un faccia a faccia piuttosto freddo con la cancelliera tedesca Angela Markel, il premier Paolo Gentiloni sarà alla Casa Bianca il 20 aprile, per un bilaterale con il presidente Usa Donald Trump. Gentiloni del resto aveva chiarito subito che il rapporto con gli Usa non era in discussione, definendolo un ‘caposaldo’ a prescindere dall’amministrazione in carica.

ùUn incontro dovuto, in base all’etichetta diplomatica, nella logica della preparazione del G7 a guida italiana, ma che si incasella in uno scenario molto più ampio, nella nuova geografia europea, che va dai rapporti con la Nato, a quelli con l’Ue, fino al ruolo della Russia. Non è un caso che proprio nel giorno in cui è stato reso noto il viaggio a Washington di Gentiloni, il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha annunciato, da Mosca, che il premier sarà a maggio da Putin.

L’Italia procede con il lavoro diplomatico sui due binari che, al momento, mettono l’Ue in maggiore difficoltà, puntando anche a tenere aperto il dialogo con un partner come Mosca che continua ad avere un ruolo centrale su dossier delicati come la Siria e l’Afghanistan.

Ma non solo: dopo il gelo palpabile (testimoniato dal ‘giallo’ sulla mancata stretta di mano) tra Trump e la Merkel, l’Italia può avere un ruolo importante sui due nodi più spinosi per Bruxelles: la Nato e il Ttip, l’accordo di libero scambio tra Usa e Ue.

E’ di appena due giorni fa la dichiarazione del commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici secondo il quale “Trump e Putin hanno lo stesso progetto: quello di dividere” l’Ue. Mentre non si risparmiano le bordate del tycoon sui finanziamenti, a suo dire scarsi, che gli alleati europei forniscono alla Nato (l’ultima accusa durante l’incontro con la Merkel).

Il compito (arduo) dell’Italia è dunque quello di riaprire un dialogo. Se è vero che Trump guarda alla Cina e l’Ue ha reagito ai rigurgiti nazionalisti del tycoon siglando un accordo con il Canada, è anche vero che di recente Trump ha fatto delle aperture, negando una politica protezionista tout court e ipotizzando l’inserimento del Ttip tra gli accordi bilaterali che potrebbe essere disposto a firmare.

Al di là dell’accordo di libero scambio, il nazionalismo trumpiano, come ha più volte ribadito Gentiloni “potrebbe essere non solo un rischio per l’Europa, ma anche un’opportunità”, se Bruxelles avrà “coraggio, forza e unità” per coglierla.

Più duro il nodo Nato: Trump vorrebbe il passaggio dei finanziamenti di ciascun paese (che Roma ha già aumentato nel 2016 all’1,11% del pil) dall’1 al 2% del pil. Una cifra che l’Italia, come diversi altri paesi europei, difficilmente potrebbe permettersi.

Anche sull’Alleanza Atlantica Gentiloni si è detto più volte fiducioso certo che la discussione aperta “non incrinerà i rapporti con gli Usa”. Il banco di prova sarà il 25 maggio a Bruxelles, per il primo vertice Nato con gli Usa di Trump.

(di Paola Tamborlini/ANSA)