Stretta su compro oro, arrivano l’albo e foto gioielli

ROMA. – Una foto dei gioielli acquistati dai compro oro, il limite di mille euro per l’uso dei contanti in queste operazioni, l’obbligo di identificare i clienti e un registro delle attività del settore sotto la vigilanza della Banca d’Italia. Sono queste le armi con cui il governo mira a tracciare e regolamentare le operazioni dei compro oro in un decreto legislativo approvato, in esame preliminare, dal Consiglio dei ministri del 23 febbraio. Questo provvedimento accompagna un altro decreto, approvato dallo stesso cdm, che rafforza le misure antiriciclaggio in attuazione della direttiva europea 849 del 2015.

Il mercato dei compro oro conta “20 mila nuove imprese che svolgono un’attività che potrebbe essere molto utile per il riciclaggio”, ha affermato il presidente dell’Organismo degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi (Oam), Antonio Catricalà, a capo della struttura che, secondo le nuove norme, gestirà l’albo dei compro oro, nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera.

Tale commissione, così come la sua omologa del Senato, sta analizzando lo schema di decreto e ha ancora due settimane, fino al 6 aprile, per esprime un parere. I lavori continuano questa settimana in particolare con le audizioni sul complesso delle nuove normative anti-riciclaggio del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, e del direttore della Direzione investigativa antimafia, generale Nunzio Antonio Ferla, mercoledì 29 alla Camera.

Il decreto sui compro oro prevede, per tutte le imprese che si occupano di acquistare oro e gioielli usati, la necessità di una licenza di pubblica sicurezza e l’iscrizione a un registro tenuto e gestito dall’Oam. Inoltre vengono posti gli obblighi di identificare la clientela, pena una sanzione fino a 10 mila euro, archiviare foto e descrizione dettagliata degli oggetti e conservare queste schede per cinque anni.

E’ poi richiesta la segnalazione delle operazioni sospette alla Banca d’Italia, pena una sanzione fino a 50 mila euro. Le multe sono raddoppiate in caso di violazioni gravi o ripetute e a queste si può aggiungere la sospensione dall’attività fino a tre mesi e, per i recidivi, la cancellazione dall’albo.

Nel corso delle audizioni parlamentari è emerso uno scontro tra i rappresentati degli orefici e dei gioiellieri, come Confcommercio, Cna e Confartigianato, che premono per escludere dalle nuove norme le imprese che comprano gioielli usati come attività secondaria e i rappresentanti dei compro oro in senso stretto, come Antico (Associazione di tutela del comparto dell’oro), che chiedono non “mettere la croce addosso solo alla categoria” e di applicare le stesse regole per tutte le aziende che acquistano oreficeria usata.

Secondo i dati presentati da Antico alla Camera, il mercato dei compro oro in Italia vale 2,75 miliardi di euro nel 2016, pari a quasi 100 tonnellate di euro raccolti ogni anno. Gli operatori del settore sarebbero 25.574, in gran parte gioiellieri che svolgono anche attività di acquisto di gioielli usati, mentre i compro oro in senso stretto sarebbero meno di 8 mila.

Negli ultimi due anni un’attività su tre del settore avrebbe chiuso i battenti, secondo l’associazione, e i fatturati di quelle sopravvissute si sarebbero fortemente ridotti: questo potrebbe essere dovuto all’attenuarsi della crisi, che potrebbe aver spinto meno famiglie a vendere i loro oggetti preziosi per ottenere un po’ di contante, oppure al fatto che le persone in difficoltà hanno finito, ormai, anche i gioielli da portare ai compro oro.