Il Papa all’Onu, bandire le armi nucleari è possibile

CITTA’ DEL VATICANO. – La negoziazione all’Onu di un trattato contro le armi nucleari può rappresentare “un passo decisivo nel cammino verso un mondo senza armi nucleari”, “un obiettivo di lungo periodo estremamente complesso”, ma non “al di fuori della nostra portata”. Lo dice il Papa alla Conferenza Onu per proibire le armi nucleari, chiedendo con “realismo” di “costruire e consolidare meccanismi di fiducia e di cooperazione”. I soldi per le armi, suggerisce, potrebbero andare allo sviluppo, e l’equilibrio non si basa sulla paura.

Papa Francesco ha inviato un messaggio alla signora Elayne Whyte Gomez, presidente della Conferenza delle Nazioni unite che vorrebbe giungere alla totale eliminazione delle armi nucleari. Il Papa considera “le principali minacce alla pace e alla sicurezza” nel “mondo multipolare” in cui viviamo:”terrorismo, conflitti asimmetrici, sicurezza informatica, problematiche ambientali, povertà”.

E rimarca: “non pochi dubbi emergono circa l’inadeguatezza della deterrenza nucleare a rispondere efficacemente a tali sfide”. E ancora di più se “consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari con devastanti effetti indiscriminati e incontrollabili nel tempo e nello spazio”.

Lo stesso se si pensa “allo spreco di risorse per il nucleare a scopo militare” che si potrebbero invece destinare a “priorità più significative”, come la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà e “l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.

“La pace e la stabilità internazionali – sostiene papa Francesco – non possono essere fondate su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una distruzione reciproca o di totale annientamento, sul semplice mantenimento di un equilibrio di potere.

La pace deve essere costruita sulla giustizia, sullo sviluppo umano integrale, sul rispetto dei diritti umani fondamentali, sulla custodia del creato, sulla partecipazione di tutti alla vita pubblica, sulla fiducia fra i popoli, sulla promozione di istituzioni pacifiche, sull’accesso all’educazione e alla salute, sul dialogo e sulla solidarietà”.

“Abbiamo bisogno di andare oltre la deterrenza nucleare”, servono “strategie lungimiranti” e non “approcci miopi ai problemi di sicurezza nazionale e internazionale”. La risposta alla minaccia delle armi nucleari deve essere “collettiva e concertata, basata sulla fiducia reciproca”, e la fiducia “può essere costruita solo attraverso un dialogo “il più inclusivo possibile di tutti: Stati nucleari, Paesi non possessori di armi nucleari, settore militare e quello privato, comunità religiose, società civile, Organizzazioni internazionali”.

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