Guerrieri di terracotta in mostra dalla Cina a New York

ANSA/ ALESSANDRA BALDINI
ANSA/ ALESSANDRA BALDINI

NEW YORK. – Se il Colosseo della Cina è la Grande Muraglia, il suo David (o meglio i suoi David) sono i guerrieri di terracotta. Un gruppo di sculture a grandezza naturale che per oltre due millenni hanno vigilato sulla tomba di Qin Shi Huang, il fondatore della dinastia Qin, sono parte dello spettacolare “comitato di benvenuto” della mostra “Age of the Empires, quattro secoli di storia della Cina” che aprirà i battenti il 3 aprile al Metropolitan Museum di New York. In tutto sono 162 oggetti da 32 musei cinesi, la sintesi di 50 anni di scavi archeologici tradotta in sculture monumentali, dipinti, tessuti, metallurgia, calligrafia, modelli architettonici.

Oltre ai cinque guerrieri, scoperti nel 1974 da un contadino che stava scavando un pozzo, i visitatori del Met potranno ammirare la straordinaria scultura di acrobata emersa dal terreno meno di cinque anni fa e che nella resa dell’anatomia evoca contatti con l’arte dell’epoca di Alessandro Magno.

Le due dinastie, brevissima la prima, quasi quattro secoli la seconda, hanno dominato su quella che è oggi la Cina moderna a cavallo tra 221 avanti e 220 dopo Cristo, mentre in Occidente fioriva la civiltà greco-romana. Introducendo un’era di stabilità politica e di prosperità su un’area molto più vasta dell’Impero Romano al massimo della sua espansione, gli Han tennero insieme il paese attraverso una rete di strade, una amministrazione centralizzata, un unico codice legale, una sola valuta, pesi e misure e una unica lingua scritta. Questi cambiamenti, introdotti dai Qin, diedero il via a un'”epoca d’oro” nell’arte, l’architettura, la tecnologia, la letteratura introducendo cambiamenti duraturi nella società, l’economia e il pensiero politico.

A presentare alla stampa la mostra, frutto di cinque anni di lavoro sulla scia del successo di “Through the Loooking Glass” sulle influenze dell’Oriente nella moda, è stato il direttore uscente del Met, Thomas Campbell, messo alla porta alla fine di febbraio dal Consiglio di Amministrazione che gli ha scaricato addosso la crisi finanziaria attraversata dal museo.

“E’ la prima volta che una mostra del genere approda negli Usa e certamente segna una pietra miliare negli scambi culturali tra Usa e Cina”, ha detto Campbell, che resterà in carica fino a giugno, ricordando quando, quattro anni fa, aveva accompagnato i curatori in Cina a visitare gli scavi da cui sono emersi alcuni degli oggetti portati oggi al Met.

Con le casse del museo ancora in rosso, e mentre sulla cultura americana aleggiano i tagli minacciati da Donald Trump, una mostra del respiro di “Age of the Empires” sarebbe oggi difficilmente possibile. A sostenete lo sforzo finanziario del Met è stata la China Merchant Bank oltre ad alcuni mecenati tra cui la Fondazione intitolata alla memoria di Brooke Astor, vedova del miliardario del Waldorf Astoria morto nella tragedia del Titanic.

(di Alessandra Baldini/ANSA)