Bce sotto attacco. Transparency: “Ha troppo potere”

ROMA. – La Banca centrale europea ha esteso troppo il suo mandato fino a sconfinare nella politica, arrivando a decidere i destini di Stati e banche senza trasparenza e senza avere la necessaria legittimazione democratica. L’accusa è di Transparency International che chiede agli Stati membri di “smettere di nascondersi dietro i tecnocrati” di Francoforte protagonisti da anni dei principali salvataggi.

Mario Draghi apre: “La Bce è da sempre aperta a un dialogo equilibrato con i portatori di interesse, inclusa l’opinione pubblica”. Lo sfondo è quello della grande crisi finanziaria iniziata un decennio fa. Nella quale l’assenza di un vero governo economico dell’Europa, di un ministro delle Finanze dell’euro e di una rete di sicurezza con risorse comuni ha messo, almeno inizialmente, la Bce nella posizione (non voluta) di salvatore di ultima istanza.

Non solo delle banche, come è naturale per una banca centrale, ma degli Stati, come la Grecia e l’Italia, soccorse inizialmente con centinaia di miliardi di euro di debito acquistato dalla banca centrale per proteggerle dai mercati. E poi ci sono i meccanismi di salvataggio europei, nei quali la Bce ha continuato a giocare un ruolo di protagonista nella ‘troika’.

E ancora, episodi giudicati da molti un chiaro sconfinamento politico, come la chiusura dei rubinetti alle banche greche (che ha di fatto piegato Atene) subito dopo l’insediamento del governo Tsipras che prometteva di non onorare gli impegni. Fino alla Vigilanza bancaria in capo proprio alla Bce, e ai destini di istituti come Montepaschi che dipendono dall’Eurotower.

Un’ampiezza di poteri “straordinaria” secondo Transparency, che mette sotto accusa le lettere “segrete” inviate ai governi di Spagna e Italia dettando condizioni (realizzate in minima parte: si pensi a liberalizzazioni o risanamento del bilancio) in cambio di aiuti (sborsati).

Francoforte si dice “impegnata a rafforzare il sistema di buona governance e i meccanismi di integrità” e sottolinea “il proprio impegno a portare avanti un dialogo aperto con un’ampia gamma di portatori di interessi”. La Bce fa presente che rende continuamente conto del suo operato al Parlamento europeo e di aver essa stesa “agevolato” la ricerca di Transparency.

E ricorda che la stessa Ong riconosce alcuni meriti, dall’istituzione di un comitato etico alla pubblicazione di resoconti delle riunioni di politica monetaria a quella delle agende degli incontri dei membri del Direttorio.

Allo stesso Draghi non dispiace del tutto il pungolo di Transparency, che mette a nudo un decennio nel quale i Paesi membri (facendosi scudo del concetto astratto di “Europa”) non sono stati in grado di creare quel governo economico a cui la Bce ha fatto, volente o no, da supplente. E hanno finito di accusare l’Europa delle loro stesse inefficienze.

“Le istituzioni europee – dice Draghi – hanno il dovere di accrescere ulteriormente la propria legittimazione rafforzando la responsabilità democratica e dando prova di conseguire gli obiettivi di cui sono state investite”. Se solo ci fosse la volontà politica di cedere poteri.

(di Domenico Conti/ANSA)

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