Riforma elettorale dopo le primarie del Pd. Scontro sul Mattarellum

4 marzo data voto

ROMA. – La riforma della legge elettorale entrerà nel vivo solo dopo le primarie del Pd. Oggi la conferenza dei capigruppo ha deciso l’esame in aula dalla prima settimana di maggio ma in realtà l’impegno di tutti i partiti è per una nuova legge entro la pausa estiva. Nonostante i dem, con il capogruppo Ettore Rosato, insistano sul Mattarellum, i numeri, soprattutto al Senato, sono incerti. Anche Andrea Orlando, in corsa per la leadership del Pd, ha espresso dubbi sulle reali chance del ritorno al Mattarellum con il rischio che si vada a votare con il sistema uscito dalle sentenze della Consulta.

M5S ma anche i fuoriusciti del Pd denunciano come il Parlamento sia diventato una succursale del congresso dem. Ma la realtà dei numeri impone di fatto di aspettare l’esito delle primarie con un nuovo segretario legittimato che decida la linea in un Pd che, dopo la scissione e con il rimescolamento delle carte tra le correnti, ha cambiato volto. Pier Luigi Bersani corregge il tiro chiarendo di essere pronto a votare il Mattarellum “a tutte le ore del giorno e della notte” ma denuncia il “trucchetto”: “Si vuole andare a sbattere per non fare nulla”.

Lo stesso dubbio espresso dai senatori dem della mozione Orlando: “Insistere sull’opzione esclusiva del Mattarellum significa portare di fatto nella palude ogni seria possibilità di approvare una legge elettorale che corrisponda a quanto ha autorevolmente chiesto anche il presidente della Repubblica” di omogeneizzare i sistemi elettorali di Camera e Senato.

D’altra parte, dopo il niet dei centristi, anche Fdi ed il gruppo misto si sono sfilati in commissione dal Mattarellum e Danilo Toninelli di M5S l’ha liquidata come “vecchia ed invotabile”, tornando a rilanciare il Legalicum. A sostenere il sistema di voto che porta il nome del Capo dello Stato resta solo Matteo Salvini, pronto a “votarlo domani”. Un appoggio non sufficiente per approvare la legge a maggior ragione alla luce delle crepe dentro lo stesso Pd.

“Noi manteniamo il suo favore per il Mattarellum ma non possiamo non vedere che è cambiato il quadro”, ammette il capogruppo dem in Affari Istituzionali Emanuele Fiano. Il Guardasigilli propone di tornare all’Italicum corretto nell’ultima versione concordata ma per ora i renziani non scoprono le carte. Matteo Renzi ripete ai suoi di non volersi occupare per ora di temi politichesi ma è chiaro che attende l’esito del congresso per scoprire le carte.

Intanto alcuni renziani hanno presentato una proposta per un Italicum corretto con una soglia per l’accesso al secondo turno ed un quorum per la validità secondo turno, pari al 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Ma dal vertice dem si esclude che sia espressione di Renzi e si parla di iniziativa personale dei parlamentari.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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