Antimafia a Madrid, le cosche all’assalto della Spagna

MADRID. – Regolarmente giungono notizie di arresti in Spagna di latitanti ‘eccellenti’ delle cosche italiane, ma la penetrazione in atto da 30 anni del paese iberico da parte delle mafie non conosce tregua. Sulla cooperazione crescente fra polizie e magistrature dei due paesi nel contrasto all’infiltrazione in Spagna del crimine organizzato italiano la Commissione parlamentare Antimafia presieduta da Rosy Bindi.

Con la parlamentare Pd i colleghi di partito Claudio Fava e Laura Garavini, Giulia Sarti e Mario Michele Giarusso del M5S e Enrico Buemi di Pla-Psi-Maie. La collaborazione operativa fra inquirenti dei due paesi è sempre più intensa, ma in Spagna mancano ancora strumenti legislativi specifici, invece adottati in Italia, come il riconoscimento del reato di appartenenza a organizzazione mafiosa o il sequestro dei beni dei criminali.

“Contro la mafia ci vogliono strumenti specifici” ha sottolineato Bindi. Per Madrid la lotta contro la mafia non sembra ancora una priorità assoluta. Ma la Spagna, rileva la parlamentare Pd, “è uno dei paesi con i quali c’è la massima collaborazione”, anche per la “consapevolezza della forte presenza delle mafie italiane”, che fra l’altro riciclano ingenti quantità di danaro di origine criminale in particolare nelle zone turistiche e nel settore immobiliare.

La Spagna è “la principale porta europea di ingresso della cocaina e dell’hashish” e uno dei paesi europei in cui “si registra una delle maggiori proiezioni internazionali della criminalità organizzata di matrice italiana dedita anche ad attività di riciclaggio e reimpiego dei proventi illegittimi”, ritiene la Direzione Investigativa Antimafia (Dia).

“Da sempre inoltre l’area iberica è stata considerata dai latitanti italiani una zona ove soggiornare per sfuggire alla giustizia”. Nella penetrazione del tessuto economico spagnolo le mafie italiane “sono estremamente attente nel mantenere un profilo basso, per non destare attenzione presso gli organi investigativi”.

Per i latitanti è “un punto di approdo appetibile” dove trovare una base logistica per sfuggire alla giustizia italiana, costruirsi nuove identità e spostare i propri interessi economici. Danno una idea delle dimensioni e della profondità della penetrazione mafiosa gli arresti negli ultimi anni in Spagna di latitanti ‘eccellenti’ come i boss Simone Zappalò e Pasquale Contrera, Domenico Lagrotteria di Cosa Nostra, Santo Maesano, Antonio Pangallo, Roberto Pannunzi della ndragheta, Giuseppe Polverini, Pasquale Mazzarella o Salvatore Zaza della Camorra.

La corruzione politica diffusa di cui molto si parla in Spagna può contribuire al fenomeno. Gli interlocutori spagnoli della Commissione Bindi – che ha visto ministri, vertici di polizia e magistratura – però escludono al momento un condizionamento della politica da parte delle varie mafie.

“Mai abbassare la guardia” avverte però la presidente dell’Antimafia, ha auspica una azione comune di Spagna e Italia per la creazione di una procura antimafia Ue.

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