La Cina non segue Trump: “Il clima è una sfida globale”

PECHINO. – Il dossier sul clima si aggiunge di forza nell’agenda del summit che il 6 e il 7 aprile terranno i presidenti Usa Donald Trump e cinese Xi Jinping a Mar-a-Lago, in Florida, nella tenuta del tycoon, insieme a Corea del Nord, tensioni commerciali e dispute nel mar Cinese meridionale. La Cina ha confermato tutti gli impegni presi sul taglio dei gas serra nonostante Trump abbia allentato le restrizioni sui combustibili fossili e avviato un’ampia inversione di rotta.

Il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang ha rilevato che si tratta di “una sfida di fronte a tutto il genere umano” e che Pechino ha l’intenzione di tener fede e sostenere l’accordo sul clima faticosamente raggiunto alla Cop 21 di Parigi.

Dopo la mossa di Trump sul decreto che rivede le emissioni inquinanti delle industrie americane contenute nel Clean Air Act (l’eredità di Barack Obama), la Cina ha ribadito che l’accordo sotto egida Onu è una “pietra miliare” dello sforzo congiunto dei due Paesi.

Pechino “promette di mantenere i suoi obblighi al 100%”, ha aggiunto Lu in conferenza stampa. “Non importa quali siano i cambi di politiche degli altri Stati. Come grande e responsabile Paese in via di sviluppo, la determinazione, gli obiettivi, la politica e le azioni della Cina non varieranno”, ha detto.

Gli Usa, dopo Pechino, sono i secondi produttori di gas serra e l’ordine di Trump non chiarisce se Washington debba ritirarsi del tutto dal Cop 21 per le posizioni diverse nella stessa amministrazione. Gli Stati Uniti si sono assunti l’onere di tagliare i gas serra del 26-28% entro il 2025 sui livelli del 2005. La Cina ha invece promesso la brusca correzione sull’uso del carbone, tra i fattori più inquinanti e di generazione di anidride carbonica.

Il cammino negoziale sul clima, tra i temi che più hanno avvicinato Xi e Obama, ha trovato il momento clou nella firma di entrambi in calce all’accordo “storico” a margine del summit G20 di Hangzhou, a settembre 2016, sotto lo sguardo dell’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.

Al summit di Mar-a-Lago, a Palm Beach, ancora da annunciare ufficialmente, il presidente cinese non sarà ospite del tycoon, ha scritto il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong del patron di Alibaba Jack Ma. In aggiunta alla prudenza su un interlocutore imprevedibile (come per la stretta di mano negata al cancelliere tedesco Angela Merkel), sarebbe difficile vedere il presidente cinese anche solo calpestare il green del golf, rispetto ai ferri incrociati e alla pratica fatta da Trump e dal premier nipponico Shinzo Abe nel febbraio scorso.

Lo sport è da anni nel mirino della campagna anticorruzione di Xi: il Partito comunista continua ad aggiornare le regole di condotta dei membri che vietano, tra l’altro, le iscrizioni gratuite ai golf club.

Il primo summit Xi-Trump, da parte cinese, è l’occasione per raffreddare le faide commerciali puntando a stabilizzare rapporti economici e a gestire le differenze, ampliando le aree di comune interesse. Sempre che i leader trovino un “percorso condiviso”.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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