Pd: è guerra di cifre tra Renzi e Orlando, Emiliano arranca

Andrea Orlando
Andrea Orlando

ROMA. – A 48 ore dalla conclusione del voto tra gli iscritti, prima fase del congresso Pd che si concluderà il 30 aprile con le primarie, è guerra di cifre tra Matteo Renzi e Andrea Orlando. L’ex leader è in testa ma la distanza con il Guardasigilli cambia a seconda delle percentuali diffuse dai rispettivi supporters. Lontanissimo, invece, Michele Emiliano che veleggia tra il 3,7% ed il 5, soglia fatidica per accedere ai gazebo, ma si dice certo di raggiungere il traguardo. In serata però dal fronte di Emiliano si fa sapere che il vento sta cambiando (“ora siamo al 5,6%, siamo in forte crescita”) e che stanno arrivando i dati del Sud che riserveranno “sorprese”.

Secondo la mozione Renzi, l’ex leader, al giro di boa di 2mila circoli, raggiunge il 69,8% mentre il Guardasigilli è al 27,06. Percentuali diverse da quelle fornite dalla mozione rivale, per la quale Orlando è al 30,4% e l’ex segretario al 64,6%. Il ministro della Giustizia ha poi deciso di non partecipare “per irregolarità” ai congressi di 3 città, Crotone, Barletta, Cassino, e ai congressi di alcuni circoli dell’area vesuviana di Napoli.

“La rottamazione di Renzi è fallita. Nel Pd campano sono rimasti i rottami”, denuncia Orlando che proprio nel capoluogo campano farà sabato prossimo la sua conferenza programmatica. Non drammatizza, invece, anzi la mette sul ridere Emiliano, che ostenta tranquillità (e confida sui dati del Sud) rispetto al rischio di non arrivare alle primarie se non raggiunge il 5% a livello nazionale o il 15 in almeno 5 regioni.

“Abbiamo voluto creare un po’ di pathos – scherza il governatore della Puglia – lo scopo è stato questo. Potrò pure fare un po’ lo spiritoso, non avendo una corrente e neanche una struttura alle mie spalle”. Ma se Emiliano non dovesse arrivare al 5%, la posizione dei rivali è diversa.

I renziani, che hanno interesse a diversificare il voto tra più rivali ed alzare l’affluenza ai gazebo, potrebbero venire incontro al governatore se gli dovesse mancare una manciata di voti. Non così i sostenitori di Orlando che, senza Emiliano, potrebbero compattare il voto anti-renziano.

Guarda da lontano la sfida Massimo D’Alema che, dando per scontata la vittoria dell’ex premier, prevede la sua sconfitta alle elezioni politiche. E attacca sull’affluenza al congresso: “E’ nell’ordine della metà rispetto al passato. Alla fine se voteranno 200mila persone sarà già un grande risultato, mi pare una cosa molto modesta”, dice ricordando che “il Pds aveva 605mila iscritti”.

Una lettura contestata da Arturo Parisi, sostenitore di Renzi, che in un tweet ricorda come al congresso dei Ds del 2005 la percentuale degli iscritti che parteciparono fu del 35,4% a dimostrazione che la partecipazione al congresso del Pd è soddisfacente.

Ed il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato, parlando a Parigi delle divisioni della sinistra francese, lancia un messaggio agli ex compagni ora confluiti in Mdp: “Un pezzetto della sinistra ha una piccola malattia: la scissione dell’atomo. Noi pensiamo invece che un grande partito di sinistra in Italia, come il Pd, abbia bisogno di dimostrare nel suo pluralismo, la capacità e la forza di una proposta politica che richiede coesione e intelligenza di trovare utili sintesi”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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