Terrorismo, Venezia: pregavano nella moschea di Mestre, sale la tensione

VENEZIA. – Era nella minuscola moschea di via Fogazzaro, nel dedalo di viuzze multietniche di Mestre, a due passi dalla stazione ferroviaria, che Fisnik Bekaj, 25 anni, uno dei quattro componenti della cellula jihadista scoperta ieri a Venezia, si recava a pregare. Ed è qui che ora torna a salire la tensione, con i comitato dei residenti tornato in strada per chiedere la chiusura del centro islamico.

La moschea mestrina è a maggioranza bengalese, ma è frequentata da molti musulmani kosovari. Come Fisnik ed i suoi ‘fratelli di jihad’, Arian Babj, 28 anni, l’ideologo del gruppo, e Dake Haziraj, 26 anni, ossessionato dalla forma fisica e dalla palestra, che frequentavano, pur saltuariamente, il centro di via Fogazzaro.

“Noi non possiamo mica chiedere i documenti a chi viene qui a pregare – risponde il portavoce del centro culturale, Syed Kamrul, bengalese – Ho letto dell’inchiesta, ho visto le loro foto; personalmente non li conosco, però sì, uno dei tre ragazzi veniva qui a pregare. Non frequentava spesso, credo di averlo visto l’ultima volta diversi mesi fa”.

“Ma questa cosa – aggiunge Kamrul – non c’entra con la religione. Nessuna religione, né musulmana, né cristiana né buddhista dice di buttare bombe, parlano solo di pace”. Nel ‘mirino’ delle autorità il centro musulmano di Mestre lo era comunque. Non certo per vicende di terrorismo, ma perché mal sopportato da parte dei residenti, che soprattutto nella giornata del venerdì vedono confluire qui tantissimi islamici per la preghiera del Corano.

“Abbiamo fatto vari esposti e ci è stato riconosciuto che abbiamo ragione – spiega Luigi Corò, portavoce del comitato ‘Difesa del cittadino’ – Hanno cercato, spacciandolo per centro culturale, di allestire una moschea dove non si può. Dall’illegalità non ci si può aspettare legalità. Se questi sono i loro rappresentanti religiosi, come ci si può aspettare che i fedeli rispettino le nostre leggi?”.

Così il centro islamico ha vissuto ore convulse, per il rischio incombente di chiusura. Il locale era quello di un ex negozio, poi trasformato in luogo di culto. Il Comune di Venezia aveva emesso un’ordinanza, in scadenza oggi, per sanare alcuni abusi riscontrati. Il controllo effettuato della polizia municipale è coinciso però con l’emotività del giorno dopo il blitz anti-terrorista. Così in strada si sono rivisti i comitati cittadini da una parte, e i frequentatori della moschea dall’altra.