Ultime 48 ore per iscritti Pd, poi corsa a primarie

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

ROMA. – Tre candidati, circa 6.500 circoli e quattrocentomila iscritti, 2,8 milioni di votanti alle ultime primarie. Si misura su questi numeri il congresso in corso per l’elezione del nuovo segretario del Partito democratico. Ma è un’altra la cifra su cui si gioca il “primo tempo” della partita.

Per accedere alle primarie del 30 aprile, che sono aperte a tutti gli elettori, Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano devono infatti superare il 5% di voti tra gli iscritti. E se ex segretario e ministro nei dati parziali sono ben oltre quella soglia, il governatore pugliese è in bilico.

Il congresso Dem si articola in due fasi: nella prima si esprimono i tesserati, nella seconda possono votare tutti gli elettori. Iniziato il 20 marzo, il confronto tra gli iscritti nei circoli si concluderà domenica 2 aprile. Poi i risultati saranno validati dalle convenzioni provinciali del 5 aprile e dalla convenzione nazionale del 9 aprile, dove i tre candidati illustreranno le loro mozioni.

Ma secondo lo statuto Pd non può accedere alla seconda fase congressuale chi non abbia ottenuto almeno il 5% dei voti validi o il 15% in almeno cinque regioni o province autonome. Emiliano scommette che ce la farà, ma secondo i dati parziali potrebbe essere sotto quelle soglie, con il rischio di essere escluso dal voto nei gazebo.

Dopo il verdetto degli iscritti, sarà la presentazione delle liste collegate ai candidati ad aprire ufficialmente, il 10 aprile, la corsa alle primarie. E quindici giorni dopo, domenica 30, si deciderà la partita: ai gazebo, aperti dalle 8 alle 20, potranno votare gli iscritti ma anche tutti gli italiani che si dichiarino elettori Dem e paghino un contributo di due euro.

Nel 2013, quando la sfida era tra Renzi e Gianni Cuperlo, votarono in 2,8 milioni. Nel 2009, quando fu eletto Pier Luigi Bersani, in poco più di 3 milioni. Questa volta, complice la scissione, l’affluenza rischia di essere più bassa ma il tentativo è portare quanti più elettori possibile a votare: 1,8 milioni di votanti, secondo parlamentari Dem, sarebbe un buon risultato.

Anche per attrarre quanti più elettori possibile ai gazebo, i candidati intensificheranno la campagna nei giorni precedenti le primarie. E si sfideranno anche in un confronto tv, dopo mesi di schermaglie a distanza. Le primarie però non chiuderanno il congresso: la domenica successiva, il 7 maggio, si riunirà l’assemblea nazionale Pd, che proclamerà il segretario. Se nessuno dei contendenti raggiungerà il 50% alle primarie è lì che convergenze e accordi potrebbero riaprire la partita.

(di Serenella Mattera/ANSA)