Primo insediamento di Israele in Cisgiordania da 20 anni

EPA/ABIR SULTAN
EPA/ABIR SULTAN

TEL AVIV. – Nuovo strappo del governo israeliano sulla politica degli insediamenti. Con un voto unanime il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato la costruzione di un nuovo insediamento ebraico in Cisgiordania, il primo da 20 anni a questa parte. La decisione è stata presa per mantenere la promessa fatta dal premier Benyamin Netanyahu ai residenti di Amona al momento del loro sgombero forzato circa due mesi fa. L’avamposto illegale venne fatto demolire dalla Corte Suprema perché era stato edificato illegalmente su terra privata palestinese.

Secondo i media, il nuovo insediamento sorgerà vicino a quello già esistente di Shiloh, sempre in Cisgiordania e sarà destinato a 2.000 persone. Nelle trattative in corso con l’amministrazione Usa sugli insediamenti in Cisgiordania, Netanyahu – hanno ricordato i media – ha fatto presente agli americani la situazione ed il fatto che per lui fosse impossibile non mantenere la promessa.

Il gabinetto di sicurezza – scrive il quotidiano online ‘The Times of Israel’ – ha anche reso noto che circa 222 acri di territorio in Cisgiordania saranno registrati come terra dello Stato ebraico. Un ex residente di Amona ha salutato la decisione presa in serata e si è augurato che “già entro l’inizio dell’estate potrà entrare nelle case” costruite nella nuova comunità.

La politica degli insediamenti israeliani nei territori occupati ha visto l’approvazione alla costruzione di nuovi alloggi in colonie già esistenti, ma quest’ultima decisione, che deve ora essere approvata dal governo nel suo insieme, rappresenta la prima autorizzazione al sorgere di una nuova colonia da 20 anni. Spesso in passato le Nazioni Unite, l’Ue ed il mondo arabo hanno criticato le mosse del governo israeliano affermando che nuove costruzioni ostacolano il processo verso la soluzione dei due Stati.

A febbraio l’inviato dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Nicolay Mladenov, aveva affermato che Israele aveva superato una “grossa linea rossa” verso “l’annessione dei Territori Occupati”, con l’approvazione di una legge per ‘regolarizzare’, anche retroattivamente, insediamenti e case costruite su terre private palestinesi. In quella occasione il Palazzo di Vetro aveva parlato di “violazione del diritto internazionale” che avrà “conseguenze legali di vasta portata per Israele”.