Padoan al Pd, non parla di tasse ma i nodi restano

ROMA. – La manovra correttiva dei conti pubblici da 3,4 miliardi arriverà insieme o 2-3 giorni dopo il Def, atteso il 10 aprile, e le coperture si troveranno nei tagli di spesa, nella lotta all’evasione e nel potenziamento della riscossione ‘post-rottamazione’.

Incontrando i deputati Pd della Camera dopo le scintille delle ultime settimane, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, fa il punto sulla manovrina di aggiustamento strutturale richiesta dall’Europa, senza nominare mai però gli spauracchi di accise e Iva, vero fumo negli occhi per la delegazione dem, e senza entrare nel dettaglio delle misure e dei numeri della correzione vera e propria.

”Se le tasse vanno giù l’economia cresce”, ha ribadito in serata Matteo Renzi. Dopo un’assemblea decisamente affollata e un confronto di oltre un’ora e mezza che tutti, tranne qualche isolata eccezione, giudicano apparentemente positivi e fruttuosi, i nodi restano in gran parte al pettine.

Il Pd non vuole infatti sentir parlare di aumento di tasse di alcun tipo, comprese quelle che deriverebbero dalla riforma del catasto, né ora né nella prossima sessione di bilancio, e non vuole neanche lasciare passare senza colpo ferire la privatizzazione di Poste e Fs. Eppure nel Piano nazionale di riforme che accompagnerà il Def la riforma del catasto, ha spiegato Padoan, ci sarà.

Per essere credibili di fronte all’Europa, il governo deve dimostrare che la spinta propulsiva impressa da Renzi continua e che la lista delle riforme è ancora ricca. Sul tavolo ci saranno dunque il capitolo lavoro (con un’attenzione particolare alla contrattazione decentrata), il capitolo giustizia civile (per imprimere un’accelerazione e una semplificazione ai processi), quello della concorrenza (che dopo i tempi lunghissimi del ddl potrebbe dal prossimo anno arrivare per decreto) e, infine, proprio quella della revisione degli estimi catastali.

“Il tema esiste – ha ammesso il capogruppo Pd, Ettore Rosato – ma va approfondito. Abbiamo espresso tutte le nostre riserve sull’inserimento della riforma nel Pnr. Occorre riflettere su quali strumenti vogliamo adottare e che tipo di riforma vogliamo fare”.

Stesso dicasi per la quotazione di Fs e di una nuova quota di Poste. Anche su questo i dem vogliono vederci chiaro e affrontare le cose con più calma. Padoan si sarebbe però detto contrario ad una moratoria, anche perché la riduzione del debito che ne deriverebbe è ormai ineludibile per dare un segnale chiaro non solo all’Europa ma anche ai mercati.

Senza scontentare in questo caso nessuno, il ministro ha quindi spiegato che la manovrina attesa prima di Pasqua si concentrerà sulla lotta all’evasione, intesa anche come rafforzamento della riscossione. Come forma di efficientamento il ministro ha citato anche la rottamazione delle cartelle.

Non però per aprire una nuova finestra, come inizialmente inteso, e nemmeno per applicare norme più stringenti sui pignoramenti, ipotesi circolata ma ormai abbandonata, ma perché una volta smaltito lo stock arretrato, gli agenti della riscossione potranno concentrarsi sui nuovi ruoli, potenziando la propria attività e quindi, presumibilmente, il gettito.

Padoan si è mostrato infine cauto sulle ipotesi di riduzione del cuneo fiscale per la manovra 2018: per tagli di tasse credibili, ha spiegato, servono coperture credibili. Ma solo “se le tasse vanno giù l’economia cresce”, ha voluto puntualizzare Matteo Renzi, rivendicando di aver trovato le risorse “con la flessibilità, con la battaglia in Ue e tagliando gli sprechi. Penso che si possa continuare – ha insistito – e anche Padoan è d’accordo”.

Molto si giocherà effettivamente nel confronto con l’Europa con la quale si sta trattando sui numeri del Def. Una delle possibilità è che, in base ad un calcolo più favorevole all’Italia dell’output gap, il percorso di aggiustamento strutturale possa essere meno stringente (secondo fonti fino alla metà). In tal modo anche il deficit nominale potrebbe lievitare maggiormente, liberando risorse per il prossimo anno.

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