Presidente della Bundesbank: “Fondati timori ingresso precoce di Roma in euro”

BERLINO. – I timori di chi diceva che l’ingresso nell’euro di Roma e Atene avvenisse troppo presto “non erano infondati”. Usa una formula garbata, anche diplomatica, ma il presidente della Bundesbank tedesca, Jens Weidmann, è come sempre franco nella sua analisi. E ancora una volta trapela la delusione – in un’intervista rilasciata a Die Zeit in uscita domani – per quegli sforzi iniziali che non sono stati sempre portati avanti con la dovuta coerenza.

Weidmann torna anche sulle politiche della Bce, premendo per un’uscita dalle operazioni di acquisto dei bond: il tempo di decelerare “si avvicina”. Mentre rifiuta di partecipare al toto nomi del dopo-Draghi, e di dire se sia davvero personalmente interessato alla successione: “non sarebbe leale parlarne adesso”, il mandato dura ancora due anni.

In un discorso che torna alle origini della moneta unica, Weidmann afferma: “Io ricordo ancora molto bene che molti mettevano in discussione l’ingresso di Stati altamente indebitati come Italia e più tardi Grecia. Si diceva: per questi paesi è ancora troppo presto”.

“Alcuni dei timori dell’epoca si sono rivelati non infondati”, aggiunge, quando l’intervistatore afferma che chi esprimeva questa posizione avesse ragione.

“Ci furono dei progressi subito prima dell’introduzione dell’euro, l’Italia ha consolidato il bilancio statale e migliorato la competitività. Il fatto di voler essere dentro fin dall’inizio fornì degli stimoli ad impegnarsi in una politica economica solida, alcune cose però non sono durate nel tempo”.

A proposito degli acquisti dei bond da parte della Bce, poi, afferma: “Dal mio punto di vista si avvicina” il momento in cui “il piede non deve essere lasciato premuto sul pedale del gas e va invece leggermente sollevato”. Weidmann chiarisce che Draghi sa bene perché lui abbia visto sempre “criticamente” alcune misure.

E alla domanda se l’euro ci sarebbe ancora senza gli acquisti dei bond, afferma: “Sì, la politica si sarebbe dovuta muovere, e avrebbe potuto farlo. Ma se la banca centrale dà l’impressione che nell’emergenza interviene, non ci si deve meravigliare che la politica eviti delle decisioni difficili e giochi col tempo. Io trovo pericolosa l’idea che una banca centrale intervenga ogni volta e prenda partito per la politica, non solo come presidente della Bundesbank ma anche come cittadino”.

Resta decisivo, per Weidmann, il tema dell’autonomia: “La banca centrale ha un chiaro mandato, se lo dilata mette a rischio la sua indipendenza”.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)

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