Legge elettorale: proporzionalisti forti in aula, hanno la maggioranza

4 marzo data voto

ROMA. – Il voto in commissione Affari costituzionali del Senato per l’elezione del nuovo presidente, ha riportato alla luce l’eterno scontro sulla legge elettorale, tra chi punta a rendere più maggioritario il sistema e chi auspica una sua modifica in senso proporzionale. La partita si presenta ingarbugliata, perché in commissione prevalgono i fautori del maggioritario mentre in aula sono di più i sostenitori del proporzionale. La legge elettorale va approvata prima dalla Commissione Affari costituzionali, e poi dall’Aula.

Dei 30 membri della commissione, sono d’accordo su un sistema maggioritario (come è il Mattarellum) almeno 15 senatori: gli otto del Pd, i due di Ala, i due del Gruppo delle Autonomie, nonché Paolo Naccarato (Gal), Manuela Repetti (IpI), Patrizia Bisinella (Fare!). A questi parlamentari della maggioranza, potrebbero aggiungersi Roberto Calderoli (Lega) e Francesco Bruni (Direzione Italia), favorevoli a sistemi che portino alle coalizioni. In tutto il fronte maggioritario potrebbe dunque arrivare a 17.

Sono invece per il proporzionale gli altri 13 senatori della commissione: Fi (4), Ap (2), Sinistra Italiana (1), Idea (1), Mdp (2) e M5s (3), contrario alle coalizioni.

In Aula i rapporti di forza sono ribaltati: i fautori del maggioritario sono di meno di quelli del proporzionale. Per il maggioritario sono infatti il Pd (99), Ala (16), la Lega (12), il gruppo Autonomie (14), nonché otto senatori del gruppo Misto, e due di Gal. In tutto sono 151 voti, contro i 164 dei proporzionalisti: 27 di Ap, 43 di Fi, 35 di M5s, 15 di Mdp, 32 del Misto, 12 di Gal. Fuori dal conto i cinque senatori a vita (Napolitano, Cattaneo, Piano, Rubbia, e Monti) che però non sono in grado di cambiare il risultato.

Ma i proporzionalisti sono divisi al loro interno su un tema cruciale come quello dei capilista bloccati: mentre Fi, Idea, e in parte Si li vogliono, M5s, Mdp e Ap sono contrari. Invece sono tutti d’accordo sull’abbassamento della soglia di sbarramento per il Senato (dall’8 al 3 per cento).

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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