Mattarella raffredda gli animi: “No a salti nel buio”

Il Presidente Sergio Mattarella nel corso della riunione del Consiglio Supremo di Difesa (Foto dal sito del Quirinale)
Il Presidente Sergio Mattarella nel corso della riunione del Consiglio Supremo di Difesa (Foto dal sito del Quirinale)

ROMA. – “Vicenda chiusa” e per vicenda si intende l’irrituale richiesta di “vertici del Pd” di un incontro con il presidente Mattarella per far salire al Colle problemi squisitamente parlamentari che vanno risolti in modo diverso. Dal Quirinale non filtra di più.

Ma è la scansione della giornata a dimostrare quanto la moral suasion esercitata con la consueta discrezione da Sergio Mattarella sia stata produttiva e abbia in poche ore portato all’evaporazione completa di una idea letta come stravagante, soprattutto conoscendo il “modus operandi” dell’attuale inquilino della presidenza della Repubblica.

Proprio guardando ai precedenti era impossibile pensare che Mattarella avesse accolto una richiesta di intrusione diretta in un problema che attiene esclusivamente alla vita del Parlamento. O, tantomeno, a dinamiche interne ai partiti.

“E’ un tema che non ci interpella”, avevano subito fatto sapere ai renziani dal Quirinale. Fin qui il rigoroso rispetto delle competenze e dei campi altrui. Che non significa disinteresse o lontananza dai problemi politici che toccano la vita del Paese o dei cittadini.

Nessuna sottovalutazione, quindi, della pericolosità politica del voto che ha portato ieri alla presidenza della Commissione affari costituzionali (la più importante per la legge elettorale) Stefano Torrisi di Ap sostenuto da voti trasversali contro il candidato del Pd. Certamente sullo sfondo rimane il totem delle elezioni anticipate che mai come oggi si lega all’agonizzante cammino di una riforma della legge elettorale.

Il presidente lo ha detto con chiarezza: i due sistemi scaturiti da sentenze della Consulta vanno omogeneizzati. Come? Questo spetta alle forze politiche. A partiti che di giorno in giorno propongono e disfano idee e al Parlamento che di conseguenza si sfibra attraverso continui rinvii.

E’ naturale che un presidente della Repubblica tenti tutte le carte a sua disposizione per portare una legislatura alla sua fine naturale e debba evitare salti nel buio come sarebbe quello di precipitarsi al voto a giugno senza neanche delle modifiche “salva-vita” al sistema elettorale.

Ogni tentativo deve essere esperito per un accordo ampio, ma poi – se tutto precipitasse – serviranno comunque almeno degli interventi minimi di “omogeneizzazione” che in ogni caso richiederanno del tempo. Il Quirinale entrerà in gioco solo quando la crisi sarà portata nelle sue mani.

E certamente Mattarella non è intenzionato a formare un “Governo del presidente” per qualche mese di legislatura, per di più con una Finanziaria da affrontare. Anche perchè, si osserva, di fatto la legislatura finirebbe a Natale con l’approvazione della legge di Stabilità.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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