Debiti col fisco per 21 milioni di italiani. La metà deve meno di mille euro

Lunghe code agli sportelli Equitalia, 21 marzo 2017 a Genova. ANSA/ LUCA ZENNARO
Lunghe code agli sportelli Equitalia, 21 marzo 2017 a Genova. ANSA/ LUCA ZENNARO

ROMA. – Dal 2000 al 2016 si è accumulata una montagna di debiti con il fisco da 817 miliardi ma ad oggi si può tentare di recuperarne appena il 6%, circa 52 miliardi. Questo ‘stock’ di tasse evase, Iva non versata, multe non pagate e simili corrisponde a 21 milioni di contribuenti, la metà dei quali deve allo Stato, a volte anche da anni, meno di mille euro.

E’ la fotografia sui 16 anni di attività di Equitalia scattata dall’ad, Ernesto Maria Ruffini, alla vigilia della riforma che diventerà operativa dal primo luglio. Secondo i dati forniti da Ruffini alla commissione Finanze della Camera, i debiti che gli italiani hanno con gli oltre 8mila enti creditori per i quali Equitalia effettua la riscossione sono per la stragrande maggioranza di piccola entità. Tre quarti, infatti, il 74% sta sotto i 5mila euro mentre i grandi debitori, chi deve tra i 50 e 100mila euro e chi va anche oltre i 100mila euro, sono appena il 7% del totale (rispettivamente il 3% e il 4%).

La rateizzazione, che è cresciuta in modo esponenziale negli anni arrivando a rappresentare il 53,7% degli incassi del 2016, ha consentito di aggredire la mole di debito di chi deve al fisco più di 100mila euro, visto che lo scorso anno “quasi il 55%” di quanto riscosso, oltre 8,7 miliardi, “proviene da posizioni con debiti superiori a 100 mila euro e quasi il 10% da posizioni tra 50 mila a 100 mila euro”. Dal 2008 a oggi, ha ricordato Ruffini, sono state avanzate 6,5 milioni di richieste per un piano di rate “per un valore di oltre 116 miliardi”.

Nonostante il miglioramento dell’attività, l’ampliamento delle rate, le semplificazioni, ha osservato però Ruffini, rimane enorme il ‘magazzino’ dei carichi pendenti. Su 817 miliardi però “oltre il 43% è difficilmente recuperabile”. Ci sono infatti “147,4 miliardi dovuti da soggetti falliti, 85 da persone decedute e imprese cessate, 95 da nullatenenti”. Per altri “30,4 miliardi la riscossione è sospesa per i provvedimenti di autotutela emessi da enti creditori o sentenze dell’autorità giudiziaria”.

Restano così 459,2 miliardi di cui oltre il 75%, 384,4 miliardi, si riferisce a contribuenti rispetto ai quali Equitalia “ha già tentato invano in questi anni azioni di riscossione”. Altri 26,2 miliardi sono pagati a rate e “l’effettivo magazzino residuo” su cui agire “si riduce a 84,6 miliardi di cui circa 32,7 non lavorabili per effetto delle norme a favore dei contribuenti”. Restano quindi ‘solo’ 52 miliardi su cui si può tentare una riscossione efficace, circa il 6% dell’intero stock.