Trump avverte Kim, portaerei Usa verso la Corea del Nord

La USS Carl Vinson EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT
La USS Carl Vinson
EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT

NEW YORK. – Donald Trump avverte Kim Jong-Un e invia navi da guerra americane, guidate dalla portaerei Carl Vinson, verso la penisola coreana. Una decisione a sorpresa per aumentare la pressione su Pyongyang e per chiarire, se il raid in Siria non fosse bastato, che gli Stati Uniti sono pronti ad agire, anche da soli, contro quei Paesi che violano le regole internazionali.

La mossa, una nuova prova di forza dell’amministrazione Trump, conferma le parole del presidente, che ha più volte ribadito di non voler rimanere a guardare di fronte alle provocazioni della Corea del Nord. Insomma, è il messaggio, l’era Obama è finita e la musica è cambiata: un monito chiaro sia per la Cina che per Pyongyang.

La Uss Carl Vinson è stata dirottata “in via precauzionale” da Singapore verso la Corea del Nord, cambiando i suoi piani originari che la vedevano dirigersi verso i porti dell’Australia. Alla base della decisione la consapevolezza che Pyongyang resta la minaccia “numero uno” nell’area, con il suo “irresponsabile e destabilizzante programma missilistico e nucleare”, ha spiegato un funzionario dell’amministrazione.

Per questo, ha aggiunto, “riteniamo necessario un aumento della presenza” americana nell’area.

L’invio delle navi – oltre alla portaerei ci sono due cacciatorpedinieri – segue la condanna della Corea del Nord all’attacco americano in Siria, ritenuto “un imperdonabile atto di aggressione contro uno Stato sovrano” che conferma, ha fatto sapere il ministero degli Esteri nordcoreano, la “validità” della decisione di Pyongyang di dotarsi di armamenti nucleari. E precede l’imponente parata militare in calendario il 15 aprile, per l’anniversario della nascita del ‘Presidente eterno’, il defunto Kim Il Sung, nonno dell’attuale leader.

L’aumento della pressione sulla Corea del Nord è, secondo gli Stati Uniti, necessario per i sempre più frequenti test missilistici: tre nell’ultimo mese, di cui l’ultimo il 5 aprile, a poche ore dall’incontro a Mar-a-Lago fra Trump e il presidente cinese Xi Jinping.

Proprio il regime di Kim è uno dei temi più spinosi del rapporto fra Cina e Stati Uniti. Trump sta valutando le opzioni su Pyongyang e sul suo tavolo ne sarebbero arrivate due: l’uccisione di Kim o il dispiegamento di armi nucleari in Corea del Sud.

Un’ipotesi, quest’ultima, alla quale la Cina si oppone con forza. Pechino preme infatti per un approccio moderato degli Usa verso la Corea del Nord, sulla scia dei timori di un collasso economico del Paese e di una crisi di rifugiati.

Ma la Cina non vuole neanche veder ridurre la sua influenza in Asia e, secondo gli esperti, teme un cambio di regime che potrebbe unificare le due Coree e consentire agli americani di rafforzarsi ai suoi confini. Il cambio di regime “non è il nostro obiettivo”, ha assicurato il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, aggiungendo tuttavia che la situazione ha raggiunto “un livello di minaccia tale che richiede un’azione”. E Xi “lo capisce chiaramente”, ha spiegato il segretario di Stato, secondo il quale il presidente cinese e Trump si sono confrontati durante il loro incontro “senza mostrare disaccordi su quanto la situazione sia diventata pericolosa”.

(di Serena Di Ronza/ANSA)