Asse Lagarde-Merkel: “No a protezionismo, risposte globali”

NEW YORK. – L’integrazione commerciale ha lasciato indietro una buona fetta di lavoratori e di comunità. Ma si è tradotta anche in molti benefici e per questo va tutelata. Anzi, rafforzata: non bisogna cedere alle pressioni protezionistiche. E’ l’appello lanciato da Fondo Monetario Internazione, Banca Mondiale e Wto da Berlino, sempre più capitale del libero mercato globale, alla presenza della cancelliera Angela Merkel.

“Sfide globali richiedono un’attenzione globale, una responsabilità globale e soluzioni globali” si legge nel documento anti-protezionismo firmato da Merkel e dalle istituzioni internazionali, inclusa l’Ocse e l’Ilo.

”L’integrazione commerciale è un potente strumento per accelerare la ripresa e migliorare gli standard di vita: è stata un motore di crescita della crescita globale” rincara la dose il segretario generale del Fmi Christine Lagarde, facendo asse con Merkel, e ricordando comunque il detto: ”nessun paese ha amici, ma ogni paese ha interessi”.

Nell’inconsueto rapporto congiunto Fmi-Banca Mondiale-Wto, le tre istituzioni internazionali difendono gli scambi commerciali minacciati da più parti, ma soprattutto dagli Stati Uniti di Donald Trump e della sua politica ‘America First’.

L’appello a difendere la globalizzazione arriva a poco più di una settimana dall’apertura dei lavori delle riunioni di Fmi e Banca Mondiale, le prime dell’era Trump e dominate proprio dall’incertezza sul nuovo atteggiamento americano.

Ed è accompagnato anche dall’ammissione, senza ombra di dubbio, che gli effetti positivi degli scambi hanno tagliato fuori una parte della popolazione. Da qui la richiesta ai governi di varare politiche ad hoc per sostenere i redditi in calo, più per colpa dell’ascesa della tecnologia che per il commercio internazionale.

E’ infatti l’automazione ad avere il maggiore impatto sui lavoratori, soprattutto quelli meno qualificati. La ricetta suggerita ai governi da Fmi, Banca Mondiale e Wto passa per l’istruzione, programmi di formazione ma anche aiuti più materiali, come quelli per la casa.

”Non c’è una ricetta valida per tutti”, ogni paese deve trovare la sua, afferma il rapporto, indicando in nuovo politiche del lavoro la strada per mitigare gli ”effetti negativi” che altrimenti rischiano di diventare più severi e duraturi.

La Brexit prima e la vittoria di Trump poi hanno aumentato i timori di un ritorno al protezionismo. ma anche quelli di un ridimensionamento delle istituzioni internazionali: gli Stati Uniti sono il maggiore azionista di Fmi e Banca Mondiale e un loro cambio di atteggiamento alimenta i dubbi su come Washington voglia muoversi per i due istituti. Non scampa al ‘ciclone’ neanche la Wto, difesa a spada tratta nel rapporto. ”E’ un’istituzione critica, ora più che mai” per evitare guerra commerciali.

(di Serena Di Ronza/ANSA)

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