In Italia la giustizia è lenta, la diagnosi dell’Ue

Tavolo carico di faldoni e la scritta: La legge è uguale per tutti". Prescrizione
Prescrizione: giuristi, avvocati e giudici, no a riforma

BRUXELLES. – Ci vuole più di un anno, in media, per chiudere il primo grado in una causa di giustizia civile, dato che sale a un anno e mezzo in caso di contenzioso e che arriva quasi a tre se si deve andare al Tar per una questione amministrativa: i tempi della giustizia si confermano il tallone d’Achille del sistema italiano. Soprattutto se si fa un confronto con Paesi come la Danimarca, dove bastano 17 giorni per il primo grado di una causa civile, o la Svezia con i suoi 105 giorni per il tribunale amministrativo di primo grado.

Per la durata delle cause civili, commerciali e amministrative nel loro complesso, l’Italia è il quarto peggiore in Europa. Se si considerano solo i contenziosi civili e commerciali, siamo i più lenti in assoluto, mentre in campo amministrativo fa peggio di noi solo Cipro.

La diagnosi è contenuta nel quadro stilato ogni anno dalla Commissione europea sui progressi fatti da ciascuno Stato membro. Emerge il ritratto di un Paese con pochi magistrati e molti avvocati: l’Italia è quintultima in Europa per numero di giudici, 11 ogni centomila abitanti ma seconda per numero di legali: 391 ogni centomila, in aumento rispetto al 2010 quando erano 350. Tradotto: tante cause e pochi giudici per smaltirle.

Eppure, spiegano fonti della Commissione “vediamo progressi in Italia, ad esempio nell’uso dell’informatica, e uno sforzo genuino per migliorare, anche se restano tante sfide”. Alcuni dei parametri risultano infatti positivi: le tabelle mostrano ad esempio un decremento del numero di cause, passate dalle 6,9 per 100 abitanti del 2010 alle 5,7 del 2015. Cala anche il numero delle cause pendenti, anche se restiamo quinti in classifica per questo parametro.

Dati incoraggianti anche per quanto riguarda il tasso di risoluzione delle cause, che vede l’Italia al terzo posto dopo Estonia e Portogallo e in miglioramento dal 2010.

Ancora, la presenza femminile nel mondo giudiziario è complessivamente alta: si va dal 56% di giudici nei tribunali di prima istanza al 51% in quelli di secondo grado, per scendere al 28% nelle corti supreme. Migliora infine la percezione dell’indipendenza dei giudici tra i cittadini, passata da un 25% che nel 2016 la considerava buona o molto buona al 32% del 2017. Dati simili per quanto riguarda la percezione dell’indipendenza dei giudici tra le società, dove il dato positivo è passato dal 24% al 31%.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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