Migranti: psicologi, il dramma dei minori che sognano la morte

MILANO. – Delle 24mila persone sbarcate in Italia nei primi 3 mesi di quest’anno, oltre 4.000 sono bambini, di cui 2.293 non accompagnati. Il tema del sostegno psicologico a questi minori è stato affrontato in un convegno a Milano organizzato nell’ufficio del Parlamento Europeo, cui hanno preso parte psicologi, parlamentari europei, rappresentanti di Save the Children, Unicef e altre onlus.

“Questo tema è spesso tralasciato nelle politiche migratorie, mentre – ha detto l’onorevole Patrizia Toia – dovrebbe entrare nel dibattito in maniera forte, non solo per quanto riguarda i bambini, ma anche per le donne vittime di abusi e violenze”.

Toia ha assicurato che porterà le istanze emerse nel corso del convegno in sede europea. Proprio l’Unione Europea – ha spiegato Francesca Moneti di Unicef – “il 12 aprile dovrebbe promulgare una comunicazione in tema di protezione dei minori migranti sulla linea della legge Zampa, che è la prima europea a riconoscere ai bimbi migranti gli stessi diritti dei bambini italiani, promuovendo la tutela e l’inclusione dei piccoli attraverso la figura del tutore volontario, che si occupa della scuola, dell’assistenza sanitaria, della socializzazione”.

Grazie a un protocollo con il Ministero dell’Interno, dallo scorso giugno Unicef è attiva sul territorio italiano, sia sulle navi della guardia costiera sia nei centri di accoglienza. “Questi ragazzi hanno una resilienza incredibile, con tanti c’è bisogno di un percorso individuale – ha sottolineato Moneti – ma è importante anche il percorso collettivo, ossia l’inclusione nel gruppo dei coetanei”.

Ci sono i bambini che vivono ancora sotto le bombe, come i milioni di piccoli siriani: “l’80% di loro – ha detto Marco Guadagnino di Save The Children – hanno subito un qualche tipo di violenza, il 70% soffrono di enuresi notturna, aumento di aggressività, autolesionismo. Tutto questo in un Paese dove solo il 20% delle strutture sanitarie può offrire un qualche tipo di supporto psicologico e dove anche le ong faticano a lavorare”.

Drammatiche le testimonianze condivise da Guadagnino: la bambina di 6 anni che spera di essere ferita per poter essere ricoverata in ospedale, il piccolo che prega di morire per rivedere i compagni di classe, tutti uccisi. “In Grecia – ha precisato Save the Children – 5.000 minori vivono in condizioni di prigionia, assistenza. Qui un bambino disegnava con i colori della speranza la barca su cui aveva viaggiato, mentre tre mesi dopo – ha concluso amaramente – usava solo toni di grigio per dipingere lo stesso gommone mentre affondava”.

(di Gioia Giudici/ANSA)

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