Banche, Visco: “L’Italia non è una bomba a orologeria”

Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.
Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. ANSA/LUCA ZENNARO
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco partecipa alla rassegna la Storia in Piazza a Genova, Palazzo Ducale, 7 aprile 2017.
ANSA/LUCA ZENNARO

BRUXELLES. – Le sofferenze bancarie sono un problema che sicuramente va affrontato con più rapidità ed energia, ma non sono affatto una bomba ad orologeria su cui è seduta l’Italia. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco rassicura la platea degli eurodeputati della commissione economia del Parlamento europeo, dipingendo un quadro della situazione bancaria italiana i cui problemi, spiega, sono limitati solo ad alcune realtà e non diffusi in tutto il tessuto.

Le domande dei deputati europei si sono concentrate soprattutto sul problema dei ‘non performing loans’, la cui portata spaventa per il rischio ‘contagio’ che temono molti. Ma Visco circoscrive la questione: “Non si può parlare di una bomba a orologeria per qualcosa che vale meno dell’1% del pil del Paese”, visto che il “complesso” ammonta a circa 80 miliardi e “la maggior parte delle sofferenze è detenuta da banche le cui condizioni finanziarie non richiedono di cederle immediatamente sul mercato”.

Si tratta di “banche grandi, Intesa, Unicredit, Ubi” e altre, e per una parte “più piccola” in quelle “in difficoltà” come Mps e le venete, dove arrivano a 20 miliardi. Inoltre, “la consistenza dei prestiti deteriorati si sta gradualmente ma costantemente riducendo” e “la ripresa economica accelererà questa tendenza”, anche grazie alle riforme introdotte “che sono in grado di velocizzare il processo di recupero dei crediti”.

Il Governatore si è poi soffermato sulle situazioni più critiche, causate da una “combinazione di fattori potenzialmente devastante”. Primo, una “crisi economica di queste proporzioni che non poteva non colpire le banche italiane”. Poi, in diversi casi, ha spiegato, “all’origine delle difficoltà delle banche abbiamo anche riscontrato decisioni aziendali viziate da comportamenti fraudolenti e scelte imprudenti nell’allocazione del credito”.

Ma “nel complesso, i danni al sistema bancario si sono concentrati in pochi, ben identificati, intermediari, che sono stati, e sono tuttora, oggetto di un’azione di vigilanza intensa. E sulle banche in difficoltà si è detto fiducioso che, vista la buona collaborazione con la Commissione Ue e la Bce, “un progresso, senza costi elevati”, possa portare al loro risanamento “e rimetterle sul mercato ridando fiducia ai correntisti”.

Certo, bisognerà prendere atto che “è possibile che sia un’industria che non tornerà ad avere i profitti di un tempo”, ma che deve “adeguarsi al cambiamento tecnologico”.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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