“L’Armada Usa contro la Corea del Nord”, ma Xi frena Trump

PECHINO. – Donald Trump schiera addirittura “un’armada” contro la Corea del Nord ma il presidente cinese Xi Jinping, nel colloquio telefonico a sorpresa con il tycoon, frena sull’opzione militare e spinge sulla “necessità di una soluzione attraverso mezzi pacifici” dello scontro che oppone Washington e Pyongyang, sempre più su nucleare e missili.

“Stiamo inviando un’armada. Molto potente”, ha minacciato il tycoon in un’intervista alla Fox Business Network riferendosi alla flotta navale Carrier Strike Group 1, partita sabato da Singapore verso il mar Cinese orientale, guidata dalla portaerei Uss Carl Vinson scortata da cacciatorpedinieri Aegis e altre unità. “Abbiamo sottomarini. Molto potenti. Di gran lunga più potenti della portaerei. Questo posso dirvelo”, ha aggiunto Trump.

Nei frenetici aggiornamenti e colpi di scena, a stretto giro, è arrivata la telefonata tra i due leader: hanno discusso di Corea del Nord e Siria, ha riferito la Cctv, la tv di Stato di Pechino. Xi ha posto l’accento sulla “necessità di una soluzione attraverso mezzi pacifici” e ribadito la visione una penisola coreana “denuclearizzata” per “la pace e la stabilità”, mentre ha definito “inaccettabile” l’uso delle armi chimiche in Siria e ha auspicato “una sola voce” in seno al Consiglio di Sicurezza Onu.

Trump ha apprezzato toni e contenuti e, affidandosi poche ore dopo a Twitter, ha spiegato di aver avuto “una conversazione positiva con il presidente della Cina riguardo la minaccia della Corea del Nord”, quasi ad annacquare le pesanti critiche sugli scarsi sforzi di Pechino per ricondurre lo storico e riottoso alleato a più miti consigli.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lu Kang, rimarcando che la telefonata è partita dal tycoon, “ha invitato le parti interessate a non adottare mosse irresponsabili. Nelle circostanze attuali, sarebbe molto pericoloso”.

Un auspicio che si integra con lo scenario tratteggiato dal Global Times, testata collegata al Quotidiano del Popolo, organo del Pcc. Se la Corea del Nord “condurrà il sesto test nucleare, la possibilità di un’azione militare degli Usa sarà più alta che mai. Non solo Washington trabocca di fiducia e arroganza dopo l’attacco missilistico alla Siria, ma Trump vuole anche essere visto come un uomo che onora le promesse”.

L’editoriale rileva che un test nucleare o il nuovo missile intercontinentale sarebbe “uno schiaffo al governo Usa”, facendo salire le tensioni. Pechino “presumibilmente reagirà in modo forte alle azioni di Pyongyang”. La soluzione passa attraverso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu e la ripresa del tavolo a Sei (Cina, le due Coree, Usa, Russia e Giappone) sul nucleare del Nord, in stallo da fine 2008.

Pyongyang può andare avanti con il suo atteggiamento, ma “per la sua sicurezza dovrebbe almeno fermare le provocazioni nucleari e missilistiche” e “dovrebbe evitare di fare errori, questa volta”. Per sapere se il messaggio sarà stato recepito basta aspettare un po’. Il 15 aprile è giorno di festa solenne in Corea del Nord: cade il 105/mo compleanno del ‘presidente eterno’ Kim Il-sung, nonno del leader Kim Jong-un, uno dei momenti più propizi per rivendicare la postura di potenza militare e nucleare che si attribuisce Pyongyang.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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