Brasile: scandalo corruzione, 98 politici sotto inchiesta

RIO DE JANEIRO. – Importante svolta nello scandalo sui fondi neri Petrobras, scoppiato tre anni fa e considerato la Mani Pulite brasiliana: il giudice Edson Fachin, relatore presso la Corte suprema dell’inchiesta nota come ‘Lava Jato’ (Autolavaggio), ha accolto le richieste del procuratore generale, Rodrigo Janot, autorizzando l’apertura di indagini nei confronti di 98 politici, tra cui ministri e parlamentari.

Della cosiddetta ‘lista di Janot’ – ribattezzata dai media locali la ‘lista della fine del mondo’ – fanno parte otto membri del governo di Michel Temer, 29 senatori (quasi un terzo dell’aula) e 42 deputati, appartenenti a partiti tanto della maggioranza quanto dell’opposizione. Tra i tanti nomi eccellenti, figurano quelli dei presidenti di Camera e Senato, Rodrigo Maia ed Eunicio Oliveira, nonché del senatore Aecio Neves, il candidato del centrodestra sconfitto da Dilma Rousseff alle presidenziali del 2014.

Anche l’ex presidente brasiliana – destituita lo scorso agosto in seguito a impeachment – è stata tra l’altro indiziata insieme agli ex capi di Stato, Fernando Henrique Cardoso (dal 1994 al 2002) e Luiz Inacio Lula da Silva (dal 2003 al 2010). Le denunce nei loro confronti – non potendo più beneficiare del ‘foro privilegiato’, ovvero della possibilità di essere giudicati dalla massima istanza giudiziaria – saranno esaminate da tribunali inferiori, che decideranno se procedere con le inchieste o se archiviare i casi.

Lo stesso vale per gli altri politici citati nella lista di Janot, che comprende altri 201 nomi, tra ex parlamentari, ex ministri, governatori e sindaci. Il via libera di Fachin è basato sulle rivelazioni di 78 dirigenti ed ex dirigenti del gruppo Odebrecht, il colosso delle costruzioni coinvolto nel maxi-scandalo di tangenti.

I reati più frequenti descritti dai ‘pentiti’ di Odebrecht sono quelli di corruzione, riciclaggio di denaro e falso ideologico, oltre che di turbativa d’asta e frode in appalti pubblici. Anche nei confronti dell’attuale presidente della Repubblica – secondo la stampa verde-oro – esistevano elementi per l’avvio di almeno due inchieste, ma il suo nome è stato escluso dalla lista di Janot perché, in quanto capo di Stato, Temer gode di un’ “immunità temporanea” e “non può essere considerato responsabile per atti estranei all’esercizio delle proprie funzioni”.

Proprio Temer ha commentato l’inclusione di otto dei suoi 28 ministri nella lunga lista di politici finiti sotto accusa, sostenendo che la circostanza “non può paralizzare il governo”.

(di Leonardo Cioni/ANSA)

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