Incentivi al lavoro per le donne, arriva check-up disparità

Donne lavorando di fronte a un computer. Occupazione
Donne lavorando di fronte a un computer. (Photo by Oli Scarff/Getty Images)
(Photo by Oli Scarff/Getty Images)

ROMA. – Il governo guarda alle donne. Sono loro, oltre ai giovani, la categoria di popolazione e di lavoratori da tutelare e sostenere con misure ad hoc, volte a riequilibrare carichi di lavoro e trattamenti salariali con quelli degli uomini. A tracciare la linea è il Piano nazionale delle riforme contenuto nel Def, in cui si citano interventi mirati sui redditi familiari più bassi e “sulla parte di popolazione che è ancora esclusa dal mercato del lavoro o sulla quale gravano carichi assistenziali e familiari che impediscono una serena conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”, nella assoluta maggioranza dei casi quindi proprio le donne.

La strategia, che si inserisce in uno degli obiettivi cardine del nuovo Documento di economia e finanza, cioè la lotta alla povertà e alle diseguaglianze (sociali ed evidentemente anche di genere) è quella di proseguire nell’attuazione di misure a sostegno del welfare familiare e assistenziale e “nell’introduzione di provvedimenti che rendano vantaggioso il lavoro del secondo percettore di reddito, principalmente attraverso misure d’incentivo per i redditi familiari più bassi”.

Non a caso il Ministero dell’Economia, che quest’anno ha introdotto anche i Bes, gli indicatori di benessere equo e sostenibile, ha avviato la sperimentazione di un nuovo strumento di valutazione, un ‘bilancio di genere’ per la verifica del diverso impatto della politica di bilancio sulle donne e sugli uomini, in termini di spesa, servizi, tempo e lavoro non retribuito.

Secondo lo stesso Mef, le differenze di genere sono infatti in Italia “ancora ampie”, in particolare nel mercato del lavoro, in cui gli indicatori più diffusi segnalano delle forti disparità, che vanno dalla partecipazione alla diffusione del part-time alle possibilità di carriera.

Le disuguaglianze di genere legate al reddito si sviluppano inoltre con l’ingresso nel mondo del lavoro per amplificarsi con la formazione della famiglia e le scelte di fecondità. Se infatti, l’aumento del tasso di istruzione segnala una contemporanea riduzione del ‘gender gap’, i differenziali di genere diventano più marcati in termini di partecipazione al mercato del lavoro, tasso di occupazione e tempo dedicato al lavoro non pagato.

Il tasso di occupazione molto basso, nota infine il Mef, “non si accompagna poi, come accade in altri Paesi, ad un tasso di fertilità elevato, mentre si segnalano effetti negativi della maternità sulla qualità del lavoro e la possibilità di carriera”.

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