Il debito pubblico scende a febbraio. Dal 2018 calo su Pil previsto

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Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna, in una immagine del 08 luglio 2005.
ANSA/GIORGIO BENVENUTI/DRN

ROMA. – Il debito pubblico scende a febbraio. Rispetto a gennaio Bankitalia ha registrato un calo di 10,7 miliardi, a 2.240,1 miliardi di euro. Un dato positivo ma che rientra nelle normali oscillazioni mensili. Il governo ha infatti già previsto per quest’anno una sostanziale stabilizzazione al 132,5% del Pil (contro il 132,6% del 2016), con una flessione più accentuata a partire invece dal 2018.

Secondo le stime contenute nel Def, la discesa del debito dovrebbe accelerare nel periodo 2018-2020 grazie ad un aumento del surplus primario, che salirebbe fino al 3,8% del Pil nel 2020. In ogni caso l’Italia non riuscirà a soddisfare la regola del debito, con la consapevolezza però che una politica economica più restrittiva avrebbe un impatto recessivo per l’economia, ben più grave del mancato pieno rispetto della disciplina europea.

L’obiettivo del governo è quindi quello di mantenere un sostanziale equilibrio tra consolidamento e politica economica orientata alla crescita, cercando sempre di mantenere “un’elevata credibilità”. Una via stretta, come la definisce Pier Carlo Padoan, che può però portare a forti risparmi sulla spesa per interessi, liberando risorse per la riduzione del carico fiscale e per la coesione sociale.

Una considerazione ancora più importante, nota ancora il Tesoro nel Def, alla del probabile esaurimento entro la fine del 2018 del Quantitative easing della Bce. Il sottile equilibrio tra esigenze politiche e di finanza pubblica è anche quello che dovrà ispirare il programma di privatizzazioni.

Il Mef, sotto le pressioni del Pd, ha ridotto i target allo 0,3% del Pil e nel Def non nomina nessuna delle società che finora comparivano nei documenti ufficiali (Poste e Fs). Tuttavia non ha rinunciato al piano che però potrebbe assumere forme che lo stesso Padoan ha definito “originali”, a partire dal conferimento di partecipazioni in società strategiche a Cdp.

Dall’allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza emergono intanto oltre 100 interventi prioritari individuati dal Mit in “Connettere l’Italia”, oltre 130 pagine che fissano i fabbisogni infrastrutturali del Paese al 2030.

Le priorità vanno da interventi (opere o direttrici) a programmi (insiemi di interventi) prioritari, capaci di sanare i deficit di capacità infrastrutturale in termine di congestione e di prestazioni, considerando cioè la scarsa sicurezza stradale o la scarsa accessibilità, che pregiudicano il raggiungimento degli obiettivi strategici da qui a prossimi due decenni.

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