La scure di Grillo sui deputati delle firme false: “Nuove sanzioni”

Beppe Grillo, con accanto Alessandro Di Battista
Beppe Grillo, con accanto Alessandro Di Battista ANSA/ CLAUDIO PERI
Beppe Grillo, con accanto Alessandro Di Battista
ANSA/ CLAUDIO PERI

ROMA. – Nuove sanzioni e sospensione dal gruppo parlamentare: a 24 ore dal rinvio a giudizio chiesto per Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, Beppe Grillo scioglie gli ormeggi della prudenza e affronta il caso delle firme false a Palermo con la linea dura.

A farlo andare su tutte le furie è la reazione dei tre parlamentari all’inchiesta giudiziaria. Una reazione che, agli occhi di Grillo, danneggia l’immagine del M5S che attacca la magistratura violando i principi del Movimento. Da qui la messa alla porta dei tre indagati M5S che, a questo punto, sono ad alto rischio espulsione. E che, dopo Pasqua, saranno temporaneamente allontanati anche dall’assemblea dei deputati.

In serata la difesa dei tre parlamentare M5s che sostengono di non aver mai attaccato i magistrati. Grillo aveva aveva finora evitato di prendere questa decisione(incassando gli attacchi del Pd), consapevole del legame tra Nuti – pentastellato di ‘prima generazione’ – e una buona fetta dei deputati.

Per il garante, tuttavia, Nuti ha passato il segno con un’intervista al Corsera in cui definisce l’inchiesta firme false “una montatura”, accusa il candidato M5S a Palermo Ugo Forello di conflitto di interessi e spiega che Grillo “non ascolta” le ragioni dei tre parlamentari indagati. A quel punto, per il garante, il dado è tratto.

In un post scriptum sul blog, Grillo annuncia di chiedere al collegio dei probiviri di valutare nuove sanzioni nei confronti dei tre: hanno “attaccato il candidato sindaco del M5S a Palermo e fatto considerazioni sulla magistratura che non coincidono con i nostri principi”, spiega il leader che, allo stesso tempo, chiede di raccogliere le firme necessarie affinché l’assemblea voti per sospendere (è necessaria la maggioranza assoluta dei gruppi di Camera e Senato) i tre parlamentari siciliani.

Se il caso Palermo si complica, a Genova Grillo può abbozzare un sorriso. La procura in mattinata chiede infatti l’archiviazione della denuncia per diffamazione presentata da Marika Cassimatis nei confronti del leader M5S e di Alessandro Di Battista. Sul punto dovrà ora decidere il Gip.

Nel frattempo, forte della riammissione decisa dai giudici, Cassimatis invita Grillo a rispettare “la democrazia” dopo il voto online che – attacca la professoressa di Geografia – “ha sparigliato” i piani dei vertici pentastellati. Parole che, molto difficilmente, saranno ascoltate.

E’ pronto il reclamo dei legali di Grillo contro la decisione dei giudici di ammettere la candidatura di Cassimatis e, nel caso il ricorso sia rigettato, è probabile che il M5S scelga di diffidare la docente dall’uso del simbolo non presentando alcuna lista. Un eventuale controricorso di Cassimatis, d’altro canto, allungherebbe ulteriormente i tempi della diatriba giudiziaria rischiando di scavallare il termine di presentazione delle liste per le Comunali.

E’ di fatto impossibile, invece, che Grillo alla fine candidi Cassimatis: i vertici sono più che mai decisi nel seguire una linea dura che, in vista delle Politiche, servirà anche a fare uno screening rigoroso dei candidati. Screening che, già in autunno, sarà adottato in Sicilia dove difficilmente i tre deputati indagati potranno avere un ruolo sul territorio: le nuove sanzioni che li attendono vanno dalla sospensione fino a 12 mesi all’espulsione.

(di Michele Esposito/ANSA)

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