Rai: bufera su Report, ira di Lorenzin e querela di Benigni

Roberto Benigni con la moglie Nicoletta Braschi, in un'immagine del 7 ottobre 2012. ANSA / Claudio Lattanzio
Roberto Benigni con la moglie Nicoletta Braschi, in un’immagine del 7 ottobre 2012. ANSA / Claudio Lattanzio

ROMA. – L’ira del ministro Lorenzin, che parla di “grave disinformazione”. La querela di Benigni, che punta il dito contro le “notizie false e gravemente diffamatorie” sulla ristrutturazione degli studi di Papigno. Un nuovo caso Report – dopo le polemiche sulla puntata sull’Unità – agita la Rai alla vigilia di una delicata audizione del cda in Vigilanza.

Nel mirino, innanzi tutto, l’inchiesta sul vaccino contro il Papilloma virus e sulle ‘reazioni avverse’ a questo tipo di vaccinazione contro il tumore al collo dell’utero. “E’ come gridare che c’è una bomba in uno stadio affollato e vedere la gente che fugge e calpesta i bambini”, attacca Roberto Burioni, noto medico pro-vaccini, mentre insorgono il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi e la Società italiana di virologia.

“Report ha dato spazio a teorie prive di base scientifica, instillando timore nei confronti di una pratica sicura, efficace e in grado di salvare migliaia di donne da un cancro aggressivo e spesso mortale”, polemizza Lorenzin, ricordando di medici, scienziati e istituzioni di tutto il mondo per “controbattere ai falsi miti degli anti vax”.

Sigfrido Ranucci, che cura e conduce lo storico programma di inchieste, dopo l’era Gabanelli, non ci sta: “Report non ha mai messo in dubbio l’utilità dei vaccini: chi lo asserisce non ha visto la trasmissione”. L’inchiesta, spiega, si è soffermata sulla segnalazione delle reazioni avverse ai vaccini e sul “reclamo dei medici danesi al Mediatore europeo, che ha il compito di vigilare anche sui metodi con cui i vaccini entrano sul mercato, che è stato accolto”.

Interviene anche la Rai, sottolineando di essere “da sempre a sostegno di scienza e vaccini” e annunciando una nuova campagna di sensibilizzazione sul tema, “massiccia e pervasiva”, pronta “entro giugno”.

Ad aprire un nuovo fronte è la querela di Benigni: i legali del premio Oscar – lo studio Gentiloni Silveri – contestano che la ristrutturazione degli studi della Vita è bella “si sia basata su fondi pubblici e che Benigni sia poi ‘scappato’ per non sopportarne i costi”.

L’operazione, dicono, “è costata 7,4 milioni a carico di Benigni; Cinecittà Studios ha ‘comprato’ 5 milioni di credito; Benigni deve ancora riscuotere 1,1 milioni. Dunque ci ha rimesso”. “Mai detto che Benigni abbia usufruito di fondi pubblici”, replica Ranucci. “I 10 milioni, citati dal sindaco di Terni, sono serviti per bonificare e sistemare il contesto intorno all’operazione”.

Che Report stia diventando il ‘termometro’ di un clima sempre più rovente attorno alla Rai, lo dimostrano anche le critiche che arrivano dal Pd, specie sul tema vaccini, e le controrepliche dei Cinque Stelle, che dopo essersi schierati con il dg Campo Dall’Orto (“Se Renzi vuole cacciarlo, va difeso”, parola del presidente della Vigilanza Fico), lanciano dal blog di Grillo l’hashtag #IoStoConReport.

Scintille destinate ad animare la riunione della bicamerale di domani: sul tavolo l’applicazione del tetto di 240 mila euro agli stipendi di artisti, consulenti e collaboratori, il piano informazione e le risposte dell’azienda ai rilievi dell’Autorità Anticorruzione.

(di Angela Majoli/ANSA)

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