Comune calabrese torna alla vita grazie ai migranti

SANT’ALESSIO D’ASPROMONTE (REGGIO CALABRIA). – Una ringhiera verniciata con i colori delle bandiere dei Paesi di provenienza dei migranti del progetto Sprar. E’ l’immagine di benvenuto che offre Sant’Alessio d’Aspromonte, piccolo comune di circa 400 anime, alle pendici dell’Aspromonte lungo la vallata del Gallico, a pochi km da Reggio Calabria. E sarebbero stati molti di meno senza Eunice, 25 anni, o Annabel, di 23. Vengono dalla Nigeria.

Eunice è in attesa di un bambino, Annabel ha voglia di imparare. Vuole diventare parrucchiera per signora, ed ha accettato di partecipare ad un tirocinio formativo all’interno del Progetto Sprar che ha fatto di un paesino di montagna, come tanti condannato allo spopolamento, svuotato dall’emigrazione un centro che vuole rinascere e dove è tornata la vita. Un centro da prendere ad esempio per i progetti di accoglienza e integrazione che l’Amministrazione ha saputo mettere in campo.

Ci ha creduto molto il giovane sindaco Stefano Ioli Calabrò e con lui il responsabile del progetto, Luigi De Filippis, un medico che della gestione dei migranti sotto il profilo psicofisico ha fatto scuola, diventando punto di riferimento a livello nazionale nel trattamento dei cosiddetti “vulnerabili”, così definiti dal dipartimento per le libertà civili e l’Immigrazione, del Ministero dell’Interno.

“Parliamo di soggetti che vivono, nel dramma del loro viaggio verso una vita migliore, particolari condizioni personali – spiega De Filippis – donne, soprattutto singole, in stato di gravidanza, genitori singoli con figli minori, persone sottoposte a torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale. Ma anche soggetti che necessitano di assistenza sanitaria e domiciliare specialistica più o meno prolungata e coloro che presentano una disabilità anche temporanea, e, infine, le famiglie con minori.

Il nostro è un progetto che prevede un processo programmato di inserimento nel tessuto sociale. Punto centrale di questa integrazione, che avviene per gradi, non invasiva per la comunità locale, è la reciproca convenienza e sulle opportunità economiche che questa presenza offre al Paese. Obbiettivo è riportare queste persone all’autonomia, fornendo loro strumenti e competenze per farle diventare parte attiva della società italiana”.

Ed il Progetto non solo ha rivitalizzato il paese, ma ha offerto opportunità di lavoro a numerose professionalità locali, soprattutto giovani laureati, e dato un futuro a tanti migranti che lavorano all’interno di progetti di recupero urbano. Tra loro, Isabella Trombetta, che ha messo la sua laurea in Relazioni Internazionali alla Luiss di Roma a disposizione dei migranti.

La ringhiera con i colori di tante bandiere “è solo il benvenuto” tiene a precisare con una punta di orgoglio il Sindaco, in partenza per Madrid dove è stato invitato al Forum mondiale contro le violenze urbane e l’educazione alla convivenza e alla pace.

“Alcuni migranti – spiega Stefano Ioli Calabrò – sono stati inseriti in servizi di pulizia delle aiuole, recupero floreale, ed altri, impegnati nei laboratori di falegnameria, stanno recuperando le panchine in legno degli spazi pubblici”.

“Ai migranti forniamo un alloggio, il cui affitto è pagato dal Progetto – spiega la cordinatrice Angela Spagna – e li aiutiamo, quasi tutti giovanissimi, a diventare cittadini di questo Paese attraverso formazione professionale e linguistica. Forniamo anche assistenza sanitaria e legale. E’ una integrazione vera che non ha affatto turbato gli equilibri e la tranquillità della popolazione residente”.

Tant’è che a Sant’Alessio, ricorda, opera con successo anche un centro di recupero per tossicodipendenti, soggetti svantaggiati e ragazze madri, gestito dal Ce.Re.So. il Centro Reggino di Solidarietà.

(di Giorgio Neri/ANSA)