Turchia: reporter italiano fermato avvia lo sciopero della fame

ISTANBUL. – “Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose sebbene non mi venga contestato nessun reato”. A 9 giorni dal fermo in Turchia durante un controllo al confine con la Siria, sono queste le prime parole del documentarista e giornalista italiano Gabriele Del Grande, ancora trattenuto in un centro di detenzione amministrativa.

“Da stasera inizio lo sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti. I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo”, ha raccontato il reporter 35enne, chiamando oggi pomeriggio al telefono i familiari, “circondato da 4 poliziotti”.

“La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me”, ha aggiunto Del Grande nel breve colloquio, spiegando di essere stato prima “tenuto in un centro di identificazione e di espulsione di Hatay”, alla frontiera con la Siria, e poi “trasferito a Mugla”, sulla costa egea, “sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento”.

Giunto in Turchia il 7 aprile per realizzare alcune interviste, il giornalista è stato fermato “in una zona del Paese in cui non è consentito l’accesso”, come sottolineato nei giorni scorsi dalla Farnesina. Sulla vicenda, da giorni sono al lavoro le autorità italiane. Ma ancora, come confermato all’ANSA da fonti diplomatiche, non è stata fornita una data certa per il suo rimpatrio, che dovrebbe avvenire dopo il completamento di alcune procedure giudiziarie relative all’espulsione dal Paese.

Le autorità italiane, in costante contatto con quelle locali, continuano a seguire il caso con la massima attenzione, facendo “pressioni a tutti i livelli”.

Intanto, l’appello del reporter alla mobilitazione arriva in Italia. Il presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, ha incontrato oggi per oltre un’ora l’ambasciatore turco a Roma. E mentre si susseguono gli appelli a tenere alta l’attenzione sul caso, il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, lancia l’allarme su un possibile tentativo “delle autorità turche di estorcere a Gabriele informazioni riguardo la sua legittima attività di giornalista”.

(di Cristoforo Spinella/ANSAmed)

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