Alitalia: pressing per votare sì. Gubitosi: “Non c’è piano B”

Un aereo Alitalia in pista ripreso da prua.
Un aereo Alitalia in pista ripreso da prua.

ROMA. – Cresce il pressing sui lavoratori di Alitalia per il sì al referendum sul verbale di accordo per il rilancio della compagnia. Il presidente designato, Luigi Gubitosi, ha chiarito che se prevale il no “non c’è un piano B” e si va al commissariamento dell’azienda. Se invece vincerà il sì si sbloccherà l’aumento di capitale di due miliardi e si aprirà un cammino “difficile ma non impossibile” per far ripartire la compagnia puntando soprattutto sul lungo raggio.

Nell’Alitalia che ripartirà ci sarà con tutta probabilità una “forte discontinuità” nel top management come ha fatto intendere nei giorni scorsi Gubitosi e come ha detto il presidente, Luca Cordero di Montezemolo. Intanto ha rassegnato le dimissioni la manager delle contestate divise della compagnia, il chief customer officer Aubrey Tiedt mentre non dovrebbe essere rinnovato il contratto anche a Ana Maria Escobar, pricing e revenue manager.

Gubitosi ha definito il piano industriale “incisivo sui costi” ma “timido sul piano dei ricavi” ma ha detto che può “essere migliorato” puntando soprattutto sul lungo raggio. Il voto dei lavoratori, ha spiegato, non è sul piano ma sul preaccordo che sbloccherebbe due miliardi di aumento di capitale. “In assenza – ha avvertito – non c’è un piano B”.

Siamo al secondo giorno di voto per i 12.300 lavoratori della compagnia (compresi gli 850 a tempo determinato) che potranno esprimersi entro lunedì 24 alle 16. Il pressing è arrivato anche dai sindacati che hanno ribadito l’importanza di votare sì per evitare il peggio.

“C’è una situazione molto difficile – ha detto il numero uno della Cgil, Susanna Camusso – causata dalla sfiducia che una gestione pessima di Alitalia di questi anni ha determinato e da una politica sul sistema dei trasporti e sulle privatizzazioni che dimostra nel tempo tutti i suoi limiti. Il tema di fronte al quale i lavoratori sono è se provare a salvare questa azienda oppure no”.

Su Alitalia – ha affermato la leader Cisl Annamaria Furlan – “siamo a un punto di svolta: il risultato del referendum è determinante per il futuro dell’impresa. O riusciamo a fare un salto di qualità oppure segniamo un destino che rischia di essere profondamente senza ritorno per Alitalia”.

“Ci auguriamo – ha sottolineato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo – che con senso di responsabilità i lavoratori ci permettano di mantenere un’impresa che per responsabilità del management passato è stata messa in difficoltà”.

Intanto gli azionisti confermano le proprie preoccupazioni. “Noi – ha detto il presidente di Intesa SanPaolo Gin Maria Gros Pietro – non facciamo i conti delle perdite anche se capisco il disappunto di Mustier. Anche noi non siamo contenti dell’investimento in Alitalia. Siamo consapevoli della necessità per il Paese di salvaguardare la compagnia che svolge un servizio essenziale, utile per alimentare non solo il turismo ma anche gli scambi commerciali. Per fare questo è indispensabile che la compagnia riprenda il suo sviluppo e noi siamo a disposizione per sostenere un piano industriale che sia sostenibile”.