Migranti e libero mercato, asse tra Gentiloni e Trudeau

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (S) incontra il primo ministro del Canada Justin Trudeau, Ottawa, 21 aprile 2017. ANSA/BARCHIELLI/UFFICIO STAMPA CHIGI
Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (S) incontra il primo ministro del Canada Justin Trudeau, Ottawa, 21 aprile 2017. ANSA/BARCHIELLI/UFFICIO STAMPA CHIGI

OTTAWA. – “Apertura”. Mentre le tendenze mondiali sembrano portare nella direzione opposta, Paolo Gentiloni colloca con decisione il nostro Paese dalla parte di chi crede nel libero mercato e nelle società aperte. Lo fa all’indomani del confronto con il presidente americano Donald Trump e con al fianco il primo ministro canadese Justin Trudeau, che lo ospita per un bilaterale nel Parlamento di Ottawa.

In una pausa dei lavori il premier italiano sente al telefono Francois Hollande per esprimergli solidarietà per l’attacco agli Champs Elysee. Alla vigilia di elezioni che rischiano di essere influenzate dall’attentato e far arrivare al governo, come scommette che avverrà Trump, la destra antieuropeista. “Mi auguro che un impatto non ci sia – dichiara al contrario Gentiloni – perché cambiare il nostro modo di vivere e di votare è proprio quello che vogliono i terroristi”.

Gentiloni atterra nella notte a Ottawa, dopo un incontro alla Casa Bianca con Trump tutto centrato sulla Libia e le crisi nel Mediterraneo. Nel presidente americano ha trovato un interlocutore attento ma riluttante a farsi carico della situazione di Tripoli con un intervento diretto.

Un segnale positivo sembra però il possibile faccia a faccia a Washington tra il primo ministro Al Serraj e il generale Haftar il prossimo giugno. Per una soluzione politica spinge infatti il nostro governo e Gentiloni ribadisce la necessità di non dividere il Paese, anche per influenza di potenze esterne. Deve esserci un “ruolo, anche se non da leader” anche per Haftar, grande rivale del governo Serraj, che è invece sostenuto dal nostro Paese.

Un asse forte con gli Stati Uniti c’è di sicuro sulla lotta all’Isis, un tema di cui il premier parla anche con Trudeau, in vista del G7 di maggio a Taormina. Con lui condivide la comune visione sulla necessità di respingere le spinte protezioniste invece abbracciate da Trump (gli attacchi di Trump all’accordo Nafta agitano in questi giorni il Canada).

“Siamo affezionati all’idea del libero scambio, al commercio come fattore propulsivo della crescita”, afferma Gentiloni. Ma anche su un altro tema che lo divide da Trump, il premier italiano mostra perfetta sintonia con Trudeau: una vocazione all’accoglienza dei migranti. Tanto che Gentiloni indica ai Paesi europei il primo ministro canadese, che ha dato ospitalità a 40.000 siriani, come un esempio anche per i Paesi europei. Ribadisce che non si devono “confondere immigrazione e terrorismo”.

E mentre Beppe Grillo in Italia mette sotto accusa le ong per possibili complicità con chi tratta migranti, il premier tiene il punto: “Non si gettino ombre sulle Ong che svolgono compiti umanitari. Se poi i magistrati dimostreranno contatti che non dovrebbero esserci è tutta un’altra storia”.

Al G7 di Taormina Gentiloni punta a riaffermare la centralità del Mediterraneo e anche il principio della “apertura”. In un’intervista al Washington Post si dice ottimista, nonostante tutto. “Non sono preoccupato che i movimenti populisti possano vincere nel mio Paese o in altro paese europeo”, afferma. Quanto a un suo eventuale secondo mandato da premier risponde così: “Non sta a me decidere. Avremo elezioni il prossimo anno e sarà poi il presidente della Repubblica a prendere la decisione”.

(dell’inviata Serenella Mattera/ANSA)