Pd: “Alitalia non può fallire”. M5s per la nazionalizzazione

ROMA. – Dodicimila. E’ con sguardo preoccupato al numero dei dipendenti di Alitalia, che il Pd si prepara ad affrontare una crisi che potrebbe assumere le proporzioni di una “tragedia”. Una vicenda che Matteo Renzi, dopo la probabile rielezione alla segreteria di domenica, intende prendere di petto. Pronto, come dice Michele Anzaldi, a far da “pungolo” al governo perché crei le condizioni per una soluzione di mercato che scongiuri il “fallimento”.

Anche perché la crisi della compagnia di bandiera è già terreno di scontro politico (e, in prospettiva, elettorale) con i Cinque stelle, che si preparano a rilanciare l’idea della nazionalizzazione. Nelle ore che seguono la bocciatura del referendum sul piano per la ricapitalizzazione dell’azienda, i Dem mettono in fila innanzitutto le responsabilità: “Tutto nasce dalla scellerata scelta di Berlusconi di buttare a mare l’accordo di Prodi con AirFrance”, dice il senatore Stefano Esposito, che solleverà il caso Alitalia in commissione al Senato.

Inoltre, sottolineano i renziani, il referendum non è una sconfessione del governo ma dei sindacati. “C’è stata la liberazione da un ricatto occupazionale”, attacca M5s, che infilza il governo ma, con Luigi Di Maio, anche i sindacati. “I lavoratori sono vittime di un governo incapace, manager e sindacati”, afferma Salvini.

Il Pd no, il governo lo tiene fuori da responsabilità sul mancato accordo. Ma nelle prossime settimane si prepara a dire la sua e andare in pressing. Alitalia, è la linea renziana, non può fallire (ipotesi messa invece in conto dal ministro Calenda). “Non lasceremo sole le famiglie: tante migliaia di lavoratori e un grande indotto non possono essere dispersi, l’Italia non può restare senza una compagnia al servizio del sistema Paese”, è il ragionamento di Ettore Rosato.

Ma tra i parlamentari emerge la preoccupazione per una soluzione che al momento non si intravede. E la determinazione a pungolare il governo, se servirà. Anche perché il peso di una scelta lacrime e sangue sarebbe ancor più insostenibile, a pochi mesi dal voto. “Il nuovo segretario del Pd – anticipa Anzaldi – promuoverà una serie di riunioni per realizzare l’impossibile”.

La nazionalizzazione che M5s sembra caldeggiare, i Dem non la reputano praticabile: non sarebbe neanche compresa, sottolineano, dai “contribuenti italiani”. Occorre, osservano, una soluzione di mercato con la fase ponte cui sta lavorando il governo, gestita da un commissario e sostenuta da fondi pubblici.

E c’è già chi, come il sindaco di Fiumicino Esterino Montino, attacca i ministri Calenda e Poletti: “Hanno una posizione ideologica per liberalizzare a tutti i costi. Se non sono capaci lascino”.

(Di Serenella Mattera/ANSA)

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