Europa sociale a “Tripla A”: parte dalla parità padri e madri

BRUXELLES. – Per migliorare la qualità di vita di una famiglia bisogna partire dalle donne, la cui assenza dal mercato del lavoro per occuparsi di figli e anziani costa all’economia europea 370 miliardi l’anno, il 2,5% del pil. E così ha deciso di fare l’Ue nel lanciare l’attesa Europa a ‘Tripla A’ sociale, presentando come primo provvedimento quello che punta a rendere effettiva la parità tra padri e madri nel congedo parentale, che ha subito scatenato le ire dei grandi imprenditori e il plauso dei sindacati.

Bruxelles ha poi fissato nero su bianco i paletti che i Paesi devono seguire per tutto ciò che riguarda lavoro e welfare, dai salari minimi ai licenziamenti, dalle pensioni a salute e sicurezza, e la loro attuazione verrà monitorata nell’ambito del semestre europeo anche sulla base della ‘pagella’ degli indicatori sociali.

L’Italia, senza sorprese, parte già molto indietro tra i Paesi maglia nera, in particolare per il gap di occupazione tra uomo e donna e per i giovani inattivi. Il maxipacchetto presentato dalla Commissione Ue contiene infatti 17 provvedimenti di varia natura, di cui il primo concreto è proprio la proposta di direttiva sull’equilibrio tra vita privata e lavoro.

Si tratta del superamento della revisione delle norme sul congedo di maternità, in quanto va al di là e ne estende gli ambiti prevedendo l’obbligo per padri e madri di quattro mesi di congedo parentale almeno fino ai 12 anni del bambino, non scambiabili e remunerati a livello di malattia, oltre a 5 giorni l’anno, ugualmente remunerati, per prendersi cura di familiari stretti. E’ inoltre previsto il diritto di chiedere orari di lavoro flessibili e la protezione contro il licenziamento o demansionamento per quei genitori che fanno uso di questi diritti.

Un provvedimento “inaccettabile” che “mette a rischio la competitività” e “in pericolo” il sistema di dialogo tra le parti sociali, ha attaccato il presidente della Confindustria europea (BusinessEurope) Emma Marcegaglia, mentre il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Etuc) Luca Visentini di fronte a questa “resistenza molto negativa” invita la Commissione Ue ad “andare avanti”.

Per Bruxelles si tratta, ha avvertito la commissaria Ue Marianne Thyssen, di “un investimento nella gente e nell’innovazione della forza lavoro”, il cui obiettivo è consentire alle donne di aumentare la loro presenza sul mercato del lavoro, riducendo il gap con gli uomini incluso quello salariale, e non essere più obbligate a scegliere tra carriera professionale e famiglia.

Il documento principe della Commissione, però, è la carta con i 20 principi e diritti sociali chiave, presentato in forma sia di raccomandazioni – da subito applicabili a tutti i 28 via il semestre europeo – che di proposta per una proclamazione congiunta da parte di Consiglio e Parlamento Ue, pensata soprattutto per l’eurozona ma aperta a tutti.

Una sorta di test, insomma, per il futuro che i 27 vorranno dare al ‘pilastro sociale’, come indicano le tre opzioni contenute nel ‘Paper di riflessione’ ugualmente presentato da Bruxelles: limitazione alla libera circolazione, avanzamento solo per alcuni Paesi (leggi eurozona), oppure tutti e 27.

“Quello che proponiamo non è un’Europa a due velocità sul sociale”, ha assicurato ai critici la commissaria Thyssen, “ma uno zoccolo che ci serve come bussola e quadro di riferimento”.

(di Lucia Sali/ANSA)