Governo: “No a spezzatino e nazionalizzazione Alitalia”

La scritta Alitalia sull'ala di un aereo.
La scritta Alitalia sull'ala di un aereo.

ROMA. – Qualcuno forse avrà sperato, e quasi dato per scontato, che anche questa volta alla fine sarebbe arrivato lo Stato a salvare per l’ennesima volta Alitalia. Ma la storia già vista e rivista non si ripeterà: la nazionalizzazione non ci sarà. Ad assicurarlo è il Governo compatto, con il presidente del consiglio Paolo Gentiloni che non nasconde la propria delusione e preoccupazione per quanto sta accadendo. Mentre il ministro Delrio si dice contrario anche all’ipotesi spezzatino.

E mentre dai consumatori al turismo cresce l’allarme per quello che potrà succedere nei prossimi mesi con la stagione estiva alle porte, e l’opposizione si fa sentire contro l’esecutivo, lo Stato si prepara ad un prestito ponte da 3-400 milioni per garantire l’operatività durante l’amministrazione controllata.

Anche questo probabilmente è uno dei punti sul tavolo del vertice tenutosi in serata a Palazzo Chigi al quale erano presenti, oltre al premier, i ministri competenti, Delrio, Poletti, Calenda e Padoan. Di Alitalia si è parlato anche al confronto tv tra i candidati alla leadership Pd: l’ex premier Renzi dice no a soldi pubblici e annuncia una proposta Pd entro il 15 maggio; Orlando chiede alla politica di fare di tutto per evitare la liquidazione; Emiliano chiede che si trovino i soldi per salvarla come fatto con le banche.

E’ intanto l’amministrazione straordinaria la prossima tappa per la compagnia, che si trova a rivivere uno scenario già visto nell’agosto 2008 quando il commissario Augusto Fantozzi traghettò l’aviolinea fino alla firma a dicembre dell’accordo con Cai per la cessione dell’ex compagnia di bandiera. Sarà l’assemblea dei soci, che si riunirà il 2 maggio in seconda convocazione, a deliberare – salvo sorprese – l’avvio della procedura deciso dal cda per “l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione” dopo il no al referendum.

A quel punto, alla richiesta che verrà formalizzata al Ministero dello sviluppo seguirà a stretto giro la nomina del commissario, che potrebbe essere uno ma più probabilmente una terna, considerato il mercato particolarmente competitivo e molto tecnico in cui opera Alitalia: ai nomi di Luigi Gubitosi ed Enrico Laghi, che circolano già dalla prima ora, si potrebbe aggiungere quello di Enrico Bondi, il grande risanatore passato da Montedison a Parmalat all’Ilva, che è stato visto aggirarsi nei pressi del Ministero di via Veneto.

L’iter delle procedure intanto potrebbe essere più complesso e richiedere una serie di passaggi formali, tra cui un cda, che potrebbero tenersi fino al 2 maggio. Il nuovo commissario dovrà “assicurare la continuità dell’azienda e poi trovare un acquirente per Alitalia che sappia gestirla”, spiega il ministro dello sviluppo Calenda, annunciando un prestito ponte dallo Stato di circa 3-400 milioni, per garantire sei mesi di gestione. Un prestito che andrà negoziato con Bruxelles, che dice di essere “in contatto costruttivo” con l’Italia.

E’ invece esclusa la nazionalizzazione, ripetono i ministri Calenda, Delrio e Poletti insieme al premier Gentiloni: “Non ci sono le condizioni”, spiega il capo del Governo, che assicura l’impegno per difendere lavoratori e utenti. Dalla politica intanto arrivano appelli e ricette, con Bersani (Mdp) che chiede di fare presto e dice no a spezzatini o fallimenti, Di Maio (M5S) che suggerisce di puntare su cargo e lunghissimo raggio per rilanciarla e Brunetta che punta il dito contro un Governo “incapace di intendere e volere”.

Dai sindacati Barbagallo chiede di riaprire la discussione sul piano, mentre Furlan avverte che spezzatino e liquidazione sarebbero la fine della compagnia. Sullo sfondo resta la partita della possibile vendita a vettori stranieri: dopo Lufthansa, no comment anche da Air France, mentre Ryanair liquida la questione come un problema che riguarda la società. Ma Malaysia Air si candida per gli Airbus di lungo raggio A330.

(di Enrica Piovan/ANSA)

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