BRUXELLES. – L’Italia perde la maglia nera in Europa per il numero di laureati ma nelle statistiche resta comunque tra i Paesi con la percentuale più bassa. Peggio, per il numero di titoli di studio superiori, fa solo la Romania. A stilare la classifica con i dati del 2016 è l’Eurostat. Il Paese resta anche agli ultimi posti nell’Unione europea per quanto riguarda il contrasto alla dispersione scolastica. L’Italia è infatti la quinta peggiore per quanto riguarda il fenomeno degli abbandoni precoci.
Secondo i dati dell’ufficio statistico dell’Ue, la percentuale di persone tra i 30 e i 34 anni in possesso di una laurea è cresciuta dal 2002 in tutti i Paesi dell’Ue, Italia compresa. Quindici anni fa in Italia i trentenni laureati erano il 13,1%, oggi sono il doppio, il 26,2%. Un dato che supera l’obiettivo nazionale del 26% ma che resta tuttavia lontano dal 40% fissato per la media dei Paesi dell’Unione europea entro il 2020. In cima alla classifica dei Paesi con più laureati nell’Unione europea ci sono invece la Lituania, con un 58,7% in possesso di un titolo superiore, il Lussemburgo (54,6%) e Cipro (53,4%).
In linea con quasi tutti gli altri Paesi europei, esclusa la Germania, anche in Italia sono le donne a laurearsi in proporzione maggiore rispetto agli uomini, con una quota del 32,5% contro il 19,9%. Nonostante un netto miglioramento negli ultimi dieci anni, resta tra i peggiori dell’Unione europea anche il dato della dispersione scolastica in Italia. Nel 2006 erano il 20,4%, secondo i dati del 2016 sono scesi a circa il 14% i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno lasciato la scuola prima di avere raggiunto un diploma secondario.
L’Italia anche in questo caso ha superato il suo obiettivo nazionale, posto al 16%, ma è lontana dall’obiettivo della media europea, fissato al 10%. Peggio di noi fanno solo Portogallo, Romania, Spagna e Malta mentre i Paesi più virtuosi sono Croazia, Lituania e Slovenia, tutti con tassi di abbandono sotto il 5%. Anche per quanto riguarda questo parametro, sono marcate le differenze tra maschi e femmine. Per i primi il dato dell’abbandono è del 16,1% contro un abbandono femminile dell’11,3%.
(di Salvatore Lussu/ANSA)