Il Papa in Egitto per rilanciare il dialogo con l’Islam moderato

REUTERS/Mohamed Abd El Ghany - RTX34EBQ
REUTERS/Mohamed Abd El Ghany – RTX34EBQ

CITTA’ DEL VATICANO. – A neanche tre settimane dai sanguinosi attentati alle chiese copte della Domenica delle Palme, e ad ancora meno dall’attacco armato al monastero di Santa Caterina, sul Sinai, dove una cellula Isis semina da tempo il terrore tra la comunità cristiana, papa Francesco arriva domani in Egitto con la sua ‘scommessa’ di rilanciare il dialogo con l’Islam moderato e di cercare di isolare così, il più possibile, le derive estremistiche.

“Mi recherò domani pellegrino di pace nell’Egitto di pace”, ha twittato parafrasando il motto di questo suo 18/o viaggio internazionale (“Pope of peace in Egypt of peace”), uno dei più attesi, e allo stesso tempo difficili, del suo pontificato. Le motivazioni del viaggio le ha sintetizzate lui stesso nel videomessaggio inviato due giorni fa, e che in Egitto, trasmesso in tv, è girato molto sui social.

Il Papa si dice “messaggero di pace”, auspicando che la sua visita “sia un abbraccio di consolazione e di incoraggiamento a tutti i cristiani del Medio Oriente”, un messaggio “di fraternità e di riconciliazione a tutti i figli di Abramo”, “particolarmente al mondo islamico”, in cui l’Egitto “occupa un posto di primo piano”.

Francesco vuole che il suo sia anche “un valido contributo al dialogo interreligioso con il mondo islamico” e al “dialogo ecumenico con la venerata e amata Chiesa Copto Ortodossa”. Per papa Bergoglio “il nostro mondo, dilaniato dalla violenza cieca”, che ha duramente colpito anche l’Egitto, “ha bisogno di pace, di amore e di misericordia”; ha bisogno “di operatori di pace e di persone libere e liberatrici, di persone coraggiose che sanno imparare dal passato per costruire il futuro”, senza “chiudersi nei pregiudizi”; ha bisogno di “costruttori di ponti di pace, di dialogo, di fratellanza, di giustizia e di umanità”.

La visita, che durerà in tutto 27 ore, con arrivo al Cairo domani alle 14.00, avrà i suoi momenti centrali, domani pomeriggio, nella visita al presidente della Repubblica Abdal Fattah al-Sisi (con cui non dovrebbe mancare una richiesta di verità sull’omicidio di Giulio Regeni, come chiesto al Papa dalla famiglia);

nella visita storica all’Università di Al-Azhar, massima università dell’Islam sunnita, centro di istruzione di migliaia di imam e predicatori, e l’incontro col grande imam Ahmad al-Tayyeb; nel discorso di Bergoglio alla Conferenza internazionale sulla pace organizzata da Al-Azhar (ore 16.00), da cui uscirà anche un documento finale sul “Rinnovamento del discorso religioso”;

nell’incontro e nel discorso alle autorità egiziane (16.40); quindi la visita al patriarca copto-ortodosso Tawadros II (17.20), con cui Francesco visiterà la chiesa di San Pietro, bersaglio di un attentato dell’Isis l’11 dicembre scorso, con decine di morti e feriti: un momento, questo, per manifestare la sua vicinanza e ricordare ancora l'”ecumenismo del sangue” che oggi unisce i cristiani.

Sabato alle 10.00 il Papa – che per muoversi nella città ha rifiutato l’uso di un’auto blindata – celebrerà per la piccola comunità copto-cattolica la messa nello stadio super-protetto dell’Aeronautica, alla presenza anche di musulmani e copti ortodossi.

Quindi nel pomeriggio (15.15), prima di ripartire per Roma, l’incontro con il clero e i religiosi. In un mondo di tensioni e violenze, in cui sempre più risuonano minacce di guerra, e in cui tutta la regione mediorientale resta quanto mai infuocata, il viaggio del Papa rappresenta un forte richiamo al dialogo e alla riconciliazione.

E nonostante il clima di allarme che l’ha preceduto, con il conseguente incremento delle misure di protezione, Francesco “non ha mai pensato di rinunciare al viaggio”, ha detto oggi il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, in un’intervista realizzata dal Ctv.

“Proprio perché – ha spiegato – vuole rendersi presente, vuole essere lì dove ci sono situazioni di violenza, di conflitto, in questo caso proprio in Egitto, e vuole essere messaggero di pace dove c’è più bisogno di annunciare e operare per la pace”.

“Certamente lo farà con la sua parola, nei vari incontri, ma lo farà prima di tutto con la sua presenza di vicinanza, solidarietà, incoraggiamento – ha aggiunto -. Il Papa va proprio perché l’Egitto ha bisogno di qualcuno che annunci la pace e cerchi di operare per la pace”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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