Frenano ancora i contratti stabili, aumentano i licenziamenti

Disoccupazione: Una manifestazione di disoccupati
Una manifestazione di disoccupati a Napoli in una recente immagine d'archivio. ANSA CIRO FUSCO
Una manifestazione di disoccupati a Napoli in una recente immagine d’archivio.
ANSA CIRO FUSCO

ROMA. – Frenano ancora i contratti stabili in Italia mentre crescono i licenziamenti, soprattutto per motivi disciplinari e si riducono le dimissioni: nei primi due mesi del 2017 – secondo quanto rileva l’Inps nell’Osservatorio sul precariato – le assunzioni a tempo indeterminato, comprese le trasformazioni, sono state 258.952, in calo del 12,7% sullo stesso periodo del 2016. Sono diminuite anche le chiusure di contratti stabili ma il saldo anche se attivo (+18.584 unità) è risultato inferiore a quello del primo bimestre 2016.

Dai dati Inps emerge che dopo il boom delle assunzioni stabili registrate nel 2015 grazie soprattutto agli sgravi dei contributi previdenziali totali e l’andamento discreto del 2016 (sempre grazie agli sgravi seppur ridotti) il 2017 ha un arretramento sul fronte delle stabilizzazioni con solo il 28% dei rapporti attivati a tempo indeterminato sul totale dei contratti (era il 33% nel primo bimestre 2016).

Il nostro Paese resta fanalino di coda in Europa per l’occupazione con appena il 61,6% delle persone tra i 20 e i 64 anni al lavoro (meglio solo di Croazia e Grecia) e dieci punti in meno della media Ue. Se si guarda alla situazione delle singole regioni, la Calabria risulta la terza in Europa per disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni (58,7%) mentre Sicilia e Sardegna risultano rispettivamente la quinta e la sesta.

Ma la situazione della Calabria è grave in generale con il 23,2% di disoccupazione complessiva (cresciuta rispetto al 2015 mentre il tasso in Italia è sceso dall’11,9% all’11,7%) e quasi due terzi della disoccupazione che è di lunga durata.

Nell’Osservatorio Inps si segnala un aumento dei licenziamenti totali (+3%) e una riduzione delle dimissioni (-15,2%) e all’interno dei licenziamenti un vero e proprio boom per quelli disciplinari nelle aziende con più di 15 dipendenti. Proprio su questi è intervenuto a marzo del 2015 il Jobs act abolendo di fatto la possibilità, in caso di licenziamento giudicato illegittimo, per gli assunti dopo quella data di ottenere dal giudice il reintegro nel posto di lavoro.

Nei primi due mesi del 2017 i licenziamenti disciplinari nelle aziende con più di 15 dipendenti sono stati 5.347, in aumento del 30% rispetto ai 4.111 registrati nei primi due mesi del 2016 e del 64,9% se si guarda ai primi due mesi del 2015 (erano 3.241) quando non erano ancora in vigore le norme del Jobs act.

L’Inps segnala anche la corsa all’acquisto dei voucher a marzo 2017. Tra il primo e il 17 del mese, giorno dello stop alla vendita dei buoni per il lavoro accessorio, sono stati venduti 10,5 milioni di buoni, un numero sostanzialmente equivalente a quello delle vendite dell’intero mese di marzo 2016.

“I dati dell’Inps ci danno drammaticamente ragione”, dice la Cgil con la segretaria confederale Tania Scacchetti che afferma: “l’esplosione nei primi due mesi dell’anno dei licenziamenti disciplinari (+30%) e il crollo dei nuovi contratti a tempo indeterminato (-12,7%) evidenziano che il fallimento del Jobs Act è sotto gli occhi di tutti”.

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