Francesco e Tawadros nella chiesa dei martiri copti

Il Papa e Tawadros II Foto: VATICAN POOL/CPP
Il Papa e Tawadros II
Foto: VATICAN POOL/CPP

IL CAIRO. – L’omaggio di papa Francesco al martirio dei copti, i cristiani d’Egitto perseguitati dall’Isis, è culminato in un messa nella cattedrale ortodossa del Cairo che fu colpita da un attentato terroristico con decine di morti e feriti rivendicato dallo Stato islamico. La funzione, introdotta accompagnata da canti liturgici in copto e tintinnar di sonagli, ha concluso la prima delle due giornate del viaggio papale al Cairo.

Papa Bergoglio è entrato nella chiesa di San Pietro assieme al patriarca della Chiesa ortodossa copta, Tawadros II, fra sacerdoti in tunica bianca e stendardi candidi sormontati da croci. Colonne e affreschi, restaurati da tempo, non lasciavano notare la carneficina di cui erano stati teatro l’11 dicembre scorso, quando un kamikaze si fece esplodere causando almeno 27 morti e quasi 50 feriti. Crollò anche il soffitto e il fatto che fosse di legno evitò una strage ancora maggiore.

Francesco e Teodoro II, seduti su scranni contornati da altri sei prelati, hanno dato vita ad un “preghiera ecumenica” delle confessioni cristiane, come l’agenzia Mena ha presentato la cerimonia. “Il riposo delle anime dei martiri” è stato invocato da Tawadros con riferimento alle vittime dell’attentato che aveva segnato l’inizio della persecuzione dei copti poi annunciata dall’Isis con un video a febbraio e realizzata anche con l’uccisione di otto cristiani nel nord-est del Sinai tra gennaio e febbraio.

Un serie di omicidi, anche con modalità orribili come un corpo dato alle fiamme, hanno innescato il terrorizzato esodo dalla zona di oltre 200 famiglie per un totale di circa un migliaio di persone. L’attentato del Cairo aveva superato un bilancio di sangue del dicembre 2010, quando un’esplosione falciò 23 copti e ne ferì altri 97 all’uscita della chieda dei Due Santi di Alessandria d’Egitto.

Papa Francesco ha acceso una candela e deposto un fiore bianco sotto un riquadro con le foto degli “shohadah al botrosiya”, “i martiri di San Pietro”, dal nome della Chiesa colpita. Il loro numero è stato superato da quello degli attentati kamikaze rivendicati dall’Isis contro due chiese copte nella domenica delle palme, meno di tre settimane fa: causarono 47 morti e circa 120 feriti sul delta del Nilo, a Tanta (30 vittime) e ancora una volta ad Alessandria.

E’ stato l’attacco più sanguinoso della storia recente contro i copti che, rappresentando il 10-15% degli oltre 90 milioni di egiziani, costituiscono la più grande comunità cristiana del Medio Oriente. Si tratta di una campagna terroristica che punta a “colpire l’unità nazionale”, ha dichiarato la Chiesa copta la quale appoggia il governo di Abdel Fattah Al Sisi perché l’ex-generale, alla testa di una rivoluzione popolar-militare, nel 2013 ha salvato i cristiani dal rischio di diventare cittadini di serie B in uno stato islamizzato dai Fratelli musulmani.

L’attuale presidente dopo gli attentati ha re-instaurato lo stato di emergenza per tre mesi e in occasione della visita ha militarizzato – svuotando varie strade dalle vetture per evitare il rischio di autobomba – dall’isola sul Nilo dove sorge la Nunziatura pontificia.

(di Rodolfo Calò/ANSA)

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